“Lo studio di Werner e
Malterud mette in luce una caratteristica citata in modo ricorrente
nella letteratura sui dolori cronici: l’invisibilità. Contrariamente a un
braccio rotto, visibile a tutti perché ingessato, un mal di schiena o
un’emicrania restano nell’ombra; sono percepiti dall’individuo ma non da chi
gli sta intorno. Inoltre, i dolori cronici sono spesso caratterizzati da
«giorni-sì» in cui la sofferenza è limitata, e «giorni-no» in cui il dolore si
fa insopportabile. Queste oscillazioni sono difficili da spiegare alla società,
che tende a categorizzare le persone come pigre, bugiarde o approfittatrici.
Oltre a ciò, per non essere stigmatizzati, alcuni pazienti fanno di tutto per
comportarsi in modo normale malgrado il dolore (per esempio, la cameriera che
non vuole scaricare incombenze sui colleghi e poi resta bloccata o deve
assumere antidolorifici per giorni). Se da un lato il cercare di nascondere la
propria sofferenza aiuta a evitare la stigmatizzazione, dall’altro il rischio è
che agli occhi della società questo dolore appaia inesistente o perlomeno
sopportabile e gestibile, quindi non riconosciuto. “
Estratto dall’articolo “La legittimazione del ruolo di paziente in caso di dolore cronico”
Nessun commento:
Posta un commento