martedì 26 gennaio 2021

...il dolore invisibile

“Lo studio di Werner e Malterud mette in luce una caratteristica citata in modo ricorrente nella letteratura sui dolori cronici: l’invisibilità. Contrariamente a un braccio rotto, visibile a tutti perché ingessato, un mal di schiena o un’emicrania restano nell’ombra; sono percepiti dall’individuo ma non da chi gli sta intorno. Inoltre, i dolori cronici sono spesso caratterizzati da «giorni-sì» in cui la sofferenza è limitata, e «giorni-no» in cui il dolore si fa insopportabile. Queste oscillazioni sono difficili da spiegare alla società, che tende a categorizzare le persone come pigre, bugiarde o approfittatrici. Oltre a ciò, per non essere stigmatizzati, alcuni pazienti fanno di tutto per comportarsi in modo normale malgrado il dolore (per esempio, la cameriera che non vuole scaricare incombenze sui colleghi e poi resta bloccata o deve assumere antidolorifici per giorni). Se da un lato il cercare di nascondere la propria sofferenza aiuta a evitare la stigmatizzazione, dall’altro il rischio è che agli occhi della società questo dolore appaia inesistente o perlomeno sopportabile e gestibile, quindi non riconosciuto. “

Estratto dall’articolo “La legittimazione del ruolo di paziente in caso di dolore cronico”

Di Claudia Zanini, pubblicato sulla rivista Medical Humanities, gennaio aprile-2013

Nessun commento:

Posta un commento