 |
(immagine dal web)
|
Un
piccolo studio americano farebbe osservare che mente e cervello possono
condizionare sensibilmente la percezione del dolore nella lombalgia cronica
Francesca
Morelli
25
Ottobre 2023
Rielaborare
il dolore a livello cerebrale per percepirne un effetto minore a livello
locale. È questa la strategia terapeutica, di carattere psicologico associata a
trattamenti più tradizionali, suggerita da un gruppo di ricercatori americani,
potenzialmente in grado di ridurre le manifestazioni dolorose da lombalgia
cronica. Le evidenze in uno studio pubblicato su JAMA Network Open.
Premessa
La
mente può condizionare il dolore. Da questo assunto, a metà fra un quesito e
una affermazione, è partita una indagine di un gruppo di ricercatori americani
che ha voluto valutare la capacità di un approccio psicologico, quale la
terapia di rielaborazione del dolore (PRT) nell’“educare” la percezione del
dolore in condizioni cliniche altamente antalgiche, come la lombalgia cronica,
problematica non esente anche da ricadute sociali, assistenziali, con costi
diretti e indiritta, tra cui perdita di ore di lavoro e qualità della vita.
I
ricercatori hanno, quindi, voluto indagare se il dolore cronico primario
autoriferito dal paziente potesse avere anche una compartecipazione di processi
mentali o cerebrali e, dunque, potesse essere in qualche misura condizionato
dalla riattribuzione del dolore in termini di convinzioni sulle cause
scatenanti.
La
PTR, in effetti, sembra riferire da un lato aumenti significativi delle cause
di dolore attribuite alla mente o al cervello, ma dall’altro che le stesse
correlano a una riduzione del dolore.
Le
cause del dolore cronico
Nella
lombalgia cronica è convinzione comune in chi ne è portatore, che il dolore sia
in prevalenza, se non esclusivamente, dipendente dalle lesioni periferiche,
quali le protrusioni discali o osteoartrosi quand’anche, in termini
radiologici, i reperti periferici li identifichino come trigger dominanti per
sintomi dolorosi.
Da
qui l’indicazione che il dolore cronico primario (CDP) associato a specifiche
patologie come la lombalgia cronica, appunto, ma anche alla cefalea tensiva,
possa dipendere in molti casi da processi di sovraregolazione centrale e di
apprendimento delle minacce. Ovvero esisterebbe una sorta di condizionamento
psicologico che porta a correlare il danno tissutale a sentimenti di paura,
evitamento, disuso e persistenza del dolore.
Questi
potrebbero essere modulati e educati con interventi di PTR che insegna a
percepire i segnali di dolore inviati al cervello come meno minacciosi. La
dimostrazione di efficacia di questo approccio deriva da un piccolo studio
preliminare, randomizzato (PRT vs placebo) condotto su più di 151 adulti, di
cui il 54% donne (81) di età compresa tra 21 e 70 anni con mal di schiena
cronico, che riferivano CDP di gravità moderata, con durata media di cira10
anni, reclutati tra 2017 al 2018, in cui si è voluto testare gli eventuali
benefici, soprattutto in termini di maggior sollievo, dalla riattribuzione del
dolore a processi cerebrali piuttosto che alle lesioni periferiche stesse.
I
risultati
I
partecipanti sono stati invitati a esprimere prima e dopo il trattamento, le 3
principali cause di dolore percepite, ad esempio infortunio durante il gioco
del calcio, cattiva postura, stress, l’intensità del dolore medio dell’ultima
settimana su una scala da 0 (assenza di dolore) a 10 (dolore massimo).
Successivamente
su questi parametri è stato sviluppato un algoritmo che ne consentisse
specifiche misurazioni. Sono emerse una dimensione/partecipazione principale
della mente e del cervello rispetto alle attribuzioni biomeccaniche ma anche
che due terzi delle persone in terapia con PRT, con ricorso a tecniche
cognitive, comportamentali e somatiche, raggiungevano assenza totale o quasi di
dolore, a fronte del 20% dei controlli con placebo. In questo secondo caso si è
ricorso a iniezione sottocute e cure abituali ritenute influenti in termine di
attribuzione del dolore.
In
conclusione
I
risultati dello studio dimostrerebbero che il cambiamento delle prospettive sul
ruolo del cervello nel dolore cronico può consentire ai pazienti di
sperimentare risultati ed esiti migliori in termini di contenimento del dolore.
Fonte
Ashar JK, Lumley MA, Perlis RH et al. Reattribution
to mind-brain processes and recovery from chronic back pain. A secondary
analysis of a randomized clinical trial. JAMA Netw Open, 2023, 6(9):e2333846. Doi:http://doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2023.33846
Leggi
articolo originale: qui.