domenica 11 maggio 2025
mercoledì 28 giugno 2023
...gestire il dolore a volte è forse più realistico
L'intervento mente-corpo migliora i sintomi del dolore cronico nella fibromialgia
15 giugno 2023, Lana Pino
L'intervento mente-corpo basato sullo yoga è stato efficace per la maggior parte dei pazienti con dolore cronico, con i maggiori effetti dimostrati nelle aree di autoefficacia del dolore, intensità del dolore, qualità della vita e dolore percepito più grave.
Un programma di modifica dello stile di vita basato sulla meditazione (MBLM) ha dimostrato miglioramenti clinici relativi per una varietà di condizioni di dolore cronico, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine.1 I ricercatori hanno sottolineato che i futuri studi clinici controllati dovrebbero concentrarsi sull'utilità di questo approccio, poiché così come la sicurezza, utilizzando campioni di dimensioni maggiori. Inoltre, gli aspetti filosofici ed etici di una pratica yoga possono essere esplorati per confermare l'utilità terapeutica.
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(Karin Matko, PhD Credit: University of Technology Chemnitz) |
L'efficacia di un approccio di terapia del dolore multimodale interdisciplinare (IMPT), che combina interventi medici, terapia fisica e psicoterapia, è stata approvata in studi precedenti ed è considerato l'intervento più importante per alleviare il dolore cronico. L'obiettivo di questo approccio è ridurre il dolore educando al tempo stesso i pazienti a comprendere la loro condizione a livello biopsicosociale e ricostruire le funzioni sociali, psicologiche e fisiche indipendentemente dal dolore.
"Tuttavia, molti programmi sono di difficile accesso, non integrativi o incentrati sul paziente e non forniscono strategie efficaci e, soprattutto, a lungo termine per gli obiettivi generali del trattamento dell'IMPT", ha scritto Karin Matko, PhD, Dipartimento di Psicologia, Chemnitz University of Technology, Germania, e colleghi. "Di conseguenza, molti pazienti sono insoddisfatti dei metodi convenzionali e, pertanto, si rivolgono spesso a trattamenti alternativi".
I ricercatori hanno analizzato gli effetti di un intervento mente-corpo di 8 settimane, basato sullo yoga, MBLM, per determinarne l'impatto sul trattamento del dolore cronico nello studio sperimentale, a caso singolo e multiplo. L'MBLM ha fornito un approccio completo allo yoga, incorporando componenti etiche e ha incoraggiato i partecipanti a praticare in modo indipendente. Il programma ha seguito una struttura prescritta, incorporando una durata prestabilita per la meditazione del mantra, lo yoga e gli insegnamenti etici. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in 3 gruppi di riferimento (10, 17 e 24 giorni) e il programma è stato consegnato in 8 sessioni di 180 minuti.
Gli endpoint primari erano l'intensità del dolore (abbreviazione tedesca del Brief Pain Inventory [BPI-sf]), l'autoefficacia del dolore (Pain Self-Efficacy Questionnaire [PSEQ]) e la qualità della vita (World Health Organization Wellbeing Index [WHO- 5]).
Sono stati arruolati nello studio un totale di 22 pazienti bianchi adulti (di età compresa tra 19 e 70 anni) con dolore cronico, compresi quelli con diagnosi di fibromialgia, emicrania e mal di schiena e 17 donne hanno completato il programma di intervento. I partecipanti hanno praticato in media 20,3 minuti di yoga e 17,7 minuti di meditazione mantra al giorno. In media, i partecipanti si sono impegnati in esercizi di vita etica l'86% (n = 51,6/60) di tutti i giorni e la maggior parte ha partecipato a 7 o 8 sessioni di gruppo.
L'MBLM è risultato efficace per la maggior parte dei pazienti, con i maggiori effetti dimostrati nelle aree di autoefficacia del dolore (Tau-U = .35), intensità media del dolore (Tau-U = .21), qualità della vita (Tau-U = .21) .23) e il dolore percepito più grave (Tau-U = -.14). I livelli medi di dolore sono migliorati per più della metà dei pazienti durante la fase di trattamento. Per quanto riguarda l'autoefficacia del dolore, 12 partecipanti su 17 hanno riportato risultati significativi, con dimensioni dell'effetto da moderate a molto grandi. Sebbene il benessere abbia fluttuato giornalmente, più di due terzi dei pazienti hanno riportato un graduale miglioramento del benessere durante il periodo di intervento rispetto alle misurazioni di base.
Gli investigatori hanno notato che includere solo partecipanti di sesso femminile limitava la generalizzabilità dei risultati poiché le donne sono sia a più alto rischio di condizioni di dolore comuni e anche apparentemente traggono maggiori benefici dal trattamento del dolore multimodale. Inoltre, i ricercatori presumevano che i partecipanti fossero intrinsecamente interessati allo yoga e alla meditazione e fossero quindi più motivati a ricevere l'intervento. Hanno esortato i medici a considerare le caratteristiche individuali del paziente quando prescrivono queste pratiche.
"Il dolore cronico è una sindrome complessa che richiede un trattamento multimodale e talvolta la gestione del dolore rappresenta un obiettivo più realistico rispetto al raggiungimento della libertà dal dolore", hanno concluso i ricercatori. “In questo contesto, maggiori guadagni nell'autoefficacia del dolore rispetto alla riduzione del dolore potrebbero essere un percorso promettente. Gli studi futuri potrebbero essere limitati a un tipo specifico di dolore cronico al fine di fare affermazioni più chiare su quando e dove MBLM potrebbe essere un utile trattamento aggiuntivo”.
References
- Matko K, Burzynski M, Pilhatsch M, Brinkhaus B, Michalsen A, Bringmann HC. How Does Meditation-Based Lifestyle Modification Affect Pain Intensity, Pain Self-Efficacy, and Quality of Life in Chronic Pain Patients? An Experimental Single-Case Study. J Clin Med. 2023;12(11):3778. Published 2023 May 31. doi:10.3390/jcm12113778
- Borrell-Carrió, F.; Suchman, A.L.; Epstein, R.M. The Biopsychosocial Model 25 Years Later: Principles, Practice, and Scientific Inquiry. Ann. Fam. Med. 2004, 2, 576–582.
Traduzione di Filo di Speranza
Leggi articolo originale: qui.
domenica 15 maggio 2022
venerdì 13 maggio 2022
...conferenza sulla fibromialgia del 12 maggio 2022
Ringraziamo i relatori e soprattutto il pubblico numeroso che ci ha raggiunto ieri sera alla Filanda di Mendrisio. GRAZIE di cuore!
Qui sopra il video integrale della serata, fruibile anche sulla nostra pagina FB.
giovedì 12 maggio 2022
mercoledì 11 maggio 2022
...i bisogni dei pazienti con fibromialgia
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(immagine dal web) |
“Fibromialgia, indagine rivela i bisogni dei pazienti
18 febbraio 2022 | 17.23
Dolori diffusi in tutto il corpo, in particolare schiena e cervicale, stanchezza, insonnia, depressione e ansia. La fibromialgia è una patologia insidiosa che colpisce circa 2 milioni di italiani, generalmente di mezz’età, ma soprattutto le donne in età lavorativa di circa 40 anni, compromettendo fortemente la qualità di vita. Per meglio comprendere questa patologia ancora troppo poco conosciuta è stata condotta una survey quantitativa dall’Istituto Piepoli, in collaborazione con Aisf Odv e il contributo non condizionante di Alfasigma. L’indagine ha previsto la realizzazione di 1.148 interviste, per testare il grado di consapevolezza, conoscere meglio i bisogni e migliorare i percorsi di cura dei pazienti.
Un paziente su due affetto da fibromialgia ritiene di avere uno stato di salute scadente, a conferma del fatto che si tratta di una patologia di grande impatto sulla vita di chi ne è affetto. Solo il 14% si dichiara in buono stato di salute e per appena il 38% è passabile. A ulteriore riprova, lo studio rivela che in molti (circa la metà) si sentono limitati persino nel salire un piano di scale, e quasi tutti hanno limitato il lavoro insieme altre attività quotidiane. Il dolore e lo stato emotivo connessi alla malattia determinano, infatti, limitazioni nel lavoro in due casi su tre e nelle attività sociali nel 56% dei casi. Lo stato emotivo triste non flette in modo rilevante con il passare degli anni, come a dire che non ci si 'abitua' alla malattia. Ad aggravare il quadro, il fatto che 8 intervistati su 10 si sentano incompresi dagli altri.
"Possiamo definirla una malattia invisibile, non ha un biomarcatore, un evidente danno clinico, non ha una cura - spiega Giusy Fabio, vicepresidente Aisf - I pazienti sono considerati malati immaginari, ipocondriaci, visionari e il loro dolore, la loro sofferenza risulta agli occhi degli altri inventata. Anche perché, sebbene sempre più di frequente coinvolga anche gli uomini, a esserne colpite sono spesso donne apparentemente in salute e generalmente di bell’aspetto. Ancora oggi, alcuni medici sostengono che la fibromialgia non esiste, che non è una patologia, ma solo una "moda". L’incomprensione, il non ascolto, non essere capiti frustra chi ne è affetto, creando un senso di solitudine che piano piano porta il paziente a isolarsi. Ecco che i rapporti si inclinano, il paziente si arrende e diventa totalmente succube della malattia. Servirebbe una campagna istituzionale di comunicazione per rimuovere lo stigma".
Chi ne soffre, inoltre, anche perché poco sensibilizzato, di solito aspetta molto, anche 5 anni prima di ottenere una diagnosi. I sintomi, oltre al dolore, sono spesso legati alla stanchezza e 9 su 10 soffrono di altre patologie. Circa 6 intervistati su 10 seguono una terapia farmacologica, e ben 8 su 10 assumono diversi integratori. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, l’aderenza alla terapia è buona. “Molti pazienti fibromialgici usano farmaci e integratori che possono aiutarli nel migliorare il tono dell’umore e ridurre la stanchezza e il dolore, sintomi principali della malattia - indica Laura Bazzichi, Unità operativa di Reumatologia azienda ospedaliera universitaria Pisana - Particolarmente utilizzata la molecola dell’acetil-L-carnitina che aiuta tantissimo, migliorando rapidamente l’umore, ristrutturando i muscoli e riducendo il dolore".
La survey rivela che una quota rilevante dei pazienti (63%) sperimenta terapie alternative e tenta la via dell’attività sportiva regolare, in particolare yoga e pilates. "Una corretta gestione della sindrome fibromialgica dovrebbe prevedere un approccio integrato multispecialistico, basato su quattro pilastri - aggiunge Fabio - come educazione del paziente, fitness, inteso come insieme della forma fisica e degli aspetti nutrizionali, farmacoterapia e psicoterapia, in cui un utilizzo appropriato dei farmaci si affianca a un percorso non farmacologico disegnato sulle esigenze del paziente".
Dalla survey emerge che il punto di riferimento principale è il reumatologo (58% degli intervistati), ma è molto ascoltato anche il medico di base, con un livello di soddisfazione non molto elevato (41%). Quelle che invece sembrano mancare sono soprattutto l’empatia e la vicinanza. "Dai dati emerge una propensione dei pazienti ad assumere farmaci per la modulazione del dolore (Ssr inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, triciclici e miorilassanti) che servono anche come regolatori del tono dell’umore (antidepressivi) che, per mia esperienza, vengono di solito accettati a fatica - aggiunge Bazzichi - E' inoltre un bene che il reumatologo venga visto come punto di riferimento, perché molto spesso è lo specialista più indicato per fare una diagnosi differenziale accurata. Accanto a questo però, molti pazienti hanno necessità di trovare anche nel medico di famiglia e in altri professionisti supporto e comprensione a 360 gradi".
I caregiver infine sono presenti solo in 2 casi su 10, e di solito affiancano il paziente nelle attività quotidiane e, tra le associazioni, molto nota è Aisf Odv, conosciuta da 2 pazienti su 3. “Un risultato di cui vado fiera, di cui tutta l’Aisf va fiera - conclude Fabio - è la percentuale di quanto l’associazione sia riconosciuta e conosciuta, sicuramente a fronte di un buon lavoro svolto a fianco e a supporto dei pazienti. La survey mostra un quadro completo e ben definito, utile per continuare a seguire alcuni percorsi, iniziarne altri, affinché si possa dare ancora di più, sostegno, aiuto e dignità ai pazienti fibromialgici".
Questo il campione intervistato: Il 28% ha meno di 44 anni, il 34% tra i 45 e i 54, il 31% tra i 55 e i 64 e infine solo il 7% ha più di 65 anni. Provengono prevalentemente dal Sud e dalle isole (36%), nel 26% dei casi dal Nord, e in egual misura, 9%, dal Nord Est e dal Centro. Quasi la metà ha ricevuto una diagnosi da oltre 5 anni, solo il 13% da meno di un anno e il 2% non ne ha ancora una.”
Leggi articolo originale: qui.
Segnatevi in agenda l'appuntamento di domani sera giovedì 12 maggio
Dalle ore 20.30 alle 22.30 terremo una conferenza, in collaborazione con ATIfibro.
I relatori della serata risponderanno con piacere a tutte le vostre domande.
Venite numerosi!