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mercoledì 15 novembre 2023

...lombalgia cronica, la terapia di rielaborazione può aiutare e controllare il dolore

(immagine dal web)

 
Un piccolo studio americano farebbe osservare che mente e cervello possono condizionare sensibilmente la percezione del dolore nella lombalgia cronica

Francesca Morelli

25 Ottobre 2023

Rielaborare il dolore a livello cerebrale per percepirne un effetto minore a livello locale. È questa la strategia terapeutica, di carattere psicologico associata a trattamenti più tradizionali, suggerita da un gruppo di ricercatori americani, potenzialmente in grado di ridurre le manifestazioni dolorose da lombalgia cronica. Le evidenze in uno studio pubblicato su JAMA Network Open.

Premessa

La mente può condizionare il dolore. Da questo assunto, a metà fra un quesito e una affermazione, è partita una indagine di un gruppo di ricercatori americani che ha voluto valutare la capacità di un approccio psicologico, quale la terapia di rielaborazione del dolore (PRT) nell’“educare” la percezione del dolore in condizioni cliniche altamente antalgiche, come la lombalgia cronica, problematica non esente anche da ricadute sociali, assistenziali, con costi diretti e indiritta, tra cui perdita di ore di lavoro e qualità della vita.

I ricercatori hanno, quindi, voluto indagare se il dolore cronico primario autoriferito dal paziente potesse avere anche una compartecipazione di processi mentali o cerebrali e, dunque, potesse essere in qualche misura condizionato dalla riattribuzione del dolore in termini di convinzioni sulle cause scatenanti.

La PTR, in effetti, sembra riferire da un lato aumenti significativi delle cause di dolore attribuite alla mente o al cervello, ma dall’altro che le stesse correlano a una riduzione del dolore.

Le cause del dolore cronico

Nella lombalgia cronica è convinzione comune in chi ne è portatore, che il dolore sia in prevalenza, se non esclusivamente, dipendente dalle lesioni periferiche, quali le protrusioni discali o osteoartrosi quand’anche, in termini radiologici, i reperti periferici li identifichino come trigger dominanti per sintomi dolorosi. 

Da qui l’indicazione che il dolore cronico primario (CDP) associato a specifiche patologie come la lombalgia cronica, appunto, ma anche alla cefalea tensiva, possa dipendere in molti casi da processi di sovraregolazione centrale e di apprendimento delle minacce. Ovvero esisterebbe una sorta di condizionamento psicologico che porta a correlare il danno tissutale a sentimenti di paura, evitamento, disuso e persistenza del dolore.

Questi potrebbero essere modulati e educati con interventi di PTR che insegna a percepire i segnali di dolore inviati al cervello come meno minacciosi. La dimostrazione di efficacia di questo approccio deriva da un piccolo studio preliminare, randomizzato (PRT vs placebo) condotto su più di 151 adulti, di cui il 54% donne (81) di età compresa tra 21 e 70 anni con mal di schiena cronico, che riferivano CDP di gravità moderata, con durata media di cira10 anni, reclutati tra 2017 al 2018, in cui si è voluto testare gli eventuali benefici, soprattutto in termini di maggior sollievo, dalla riattribuzione del dolore a processi cerebrali piuttosto che alle lesioni periferiche stesse.

I risultati

I partecipanti sono stati invitati a esprimere prima e dopo il trattamento, le 3 principali cause di dolore percepite, ad esempio infortunio durante il gioco del calcio, cattiva postura, stress, l’intensità del dolore medio dell’ultima settimana su una scala da 0 (assenza di dolore) a 10 (dolore massimo).

Successivamente su questi parametri è stato sviluppato un algoritmo che ne consentisse specifiche misurazioni. Sono emerse una dimensione/partecipazione principale della mente e del cervello rispetto alle attribuzioni biomeccaniche ma anche che due terzi delle persone in terapia con PRT, con ricorso a tecniche cognitive, comportamentali e somatiche, raggiungevano assenza totale o quasi di dolore, a fronte del 20% dei controlli con placebo. In questo secondo caso si è ricorso a iniezione sottocute e cure abituali ritenute influenti in termine di attribuzione del dolore.

In conclusione

I risultati dello studio dimostrerebbero che il cambiamento delle prospettive sul ruolo del cervello nel dolore cronico può consentire ai pazienti di sperimentare risultati ed esiti migliori in termini di contenimento del dolore.

Fonte Ashar JK, Lumley MA, Perlis RH et al.  Reattribution to mind-brain processes and recovery from chronic back pain. A secondary analysis of a randomized clinical trial. JAMA Netw Open, 2023, 6(9):e2333846. Doi:http://doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2023.33846

Leggi articolo originale: qui.


sabato 4 giugno 2022

…terapia digitale 3D per pazienti con mal di schiena cronico

(immagine dal web)

“Lombalgia, Fda approva prima terapia digitale 3D

Mercoledi 25 Maggio 2022 Simona De Giuseppe

Per la gestione del mal di schiena cronico arriva dagli Stati Uniti la notizia dell'approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) di una nuova terapia digitale (DTx): EaseVRx, il primo trattamento per il dolore basato sulla Realtà Virtuale (VR), un programma di otto settimane che aiuta le persone a ridurre la gravità dei sintomi e l'impatto del loro dolore. Coloro che soffrono di mal di schiena cronico possono seguire il percorso, clinicamente validato e basato sull'evidenza, per sviluppare la capacità di affrontare il problema e allo stesso tempo per creare nuove e utili abitudini quotidiane che possono ridurre l'intensità e l'interferenza del dolore.

Per la gestione del mal di schiena cronico arriva dagli Stati Uniti la notizia dell’approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) di una nuova terapia digitale (DTx): EaseVRx, il primo trattamento per il dolore basato sulla Realtà Virtuale (VR), un programma di otto settimane che aiuta le persone a ridurre la gravità dei sintomi e l’impatto del loro dolore. Coloro che soffrono di mal di schiena cronico possono seguire il percorso, clinicamente validato e basato sull’evidenza, per sviluppare la capacità di affrontare il problema e allo stesso tempo per creare nuove e utili abitudini quotidiane che possono ridurre l’intensità e l’interferenza del dolore.

Bisogna considerare il mal di schiena è uno dei problemi di salute più diffusi in tutto. Nel 2017 la prevalenza della lombalgia è stata stimata intorno al 7,5% della popolazione mondiale, in circa 577 milioni di persone e quando diventa cronica ha un impatto, spesso invalidante, sulla vita personale, sociale e lavorativa degli individui e sull’economia dei sistemi sanitari. È considerata una delle più frequenti conseguenze di disabilità professionale e causa di assenza dal lavoro. Si stima inoltre che, negli ultimi due anni, anche l’emergenza sanitaria Covid 19 abbia influito sull’aumento di casi di lombalgia generati dalla forzata sedentarietà e dallo smart working.

EaseVRx è un dispositivo medico certificato. Ha contenuti software precaricati su una piattaforma hardware, che è stata sviluppata tecnologicamente dalla startup AppliedVR, proprietaria della tecnologia, per offrire alle persone che soffrono di questa patologia una sorta di formazione per la gestione del dolore, basata sia su abilità cognitive comportamentali automatizzate sia su altri metodi sempre comportamentali. E come lo fa? Attraverso speciali visori di realtà virtuale immersiva (VR) che forniscono corsi autoguidati di educazione al dolore bio-psicosociale, di addestramento alla respirazione diaframmatica, esercizi di mindfulness, di rilassamento e giochi funzionali.

Esercizi condotti in realtà virtuale

Ma come funziona questa nuova DTx? Inanzitutto e bene ricordare che le terapie digitali, nuova frontiera della medicina, vengono considerate esattamente come le terapie farmacologiche, ovvero sono soggette a studi prima di essere validate e devono necessariamente essere prescritte da personale medico specializzato. EaseVRx integra un display all-in-one, posizionato come un visore per realtà virtuale, con un’applicazione software e un Breathing Amplifier™ per consentire gli esercizi di respirazione diaframmatica. Il paziente si auto-somministra la terapia digitale in casa in posizione seduta. Ẻ fondamentale osservare le indicazioni di sicurezza nell’utilizzo del dispositivo, come appunto mettersi seduti in un’area confortevole e sicura della casa, perché l’esperienza della realtà virtuale è talmente coinvolgente e totalizzante da bloccare la vista e la percezione dell’ambiente reale circostante. Ogni dispositivo è destinato a un singolo individuo che lo deve utilizzare circa 7 minuti al giorno per due mesi solo ed esclusivamente nel trattamento del dolore cronico per ottenere sollievo e migliorare la propria qualità di vita.

EaseVRx è un trattamento non invasivo, una tecnologia rivoluzionaria che va oltre i limiti di alcuni comuni effetti collaterali dell’intervento farmacologico tradizionale o della chirurgia. Si basa su principi consolidati di gestione del dolore cronico e coinvolge più sistemi neurologici distinti nel trattamento. Può essere utilizzato da pazienti dai 18 anni di età in su ai quali è stato diagnosticato un dolore cronico lombare ovvero un dolore che dura da oltre i tre mesi.

La presentazione all’FDA di EaseVRx da parte di AppliedVR è stata supportata da due studi randomizzati controllati, che hanno valutato l’efficacia di un programma basato sulla VR per l’auto-trattamento del dolore cronico a casa. Entrambi gli studi hanno concluso che un programma di trattamento VR auto-somministrato non solo è un modello valido ai fini del trattamento del dolore cronico, ma è anche efficace nel migliorare i risultati del dolore cronico multiplo.

(…)

Gli sviluppi futuri della piattaforma

Oltre 200 dei principali sistemi sanitari del mondo hanno già preso in considerazione la piattaforma EaseVRx sviluppata da AppliedVR. La tecnologia è stata utilizzata da circa 60.000 pazienti fino ad oggi nella gestione del dolore e in alcuni programmi di benessere. AppliedVR sta inoltre collaborando a uno studio separato con Geisinger e Cleveland Clinic per cercare di comprendere quanto la piattaforma possa essere utilizzata per ridurre al minimo l’uso di oppioidi nel trattamento del dolore acuto e cronico e con UC San Francisco per studiare come le piattaforme terapeutiche digitali potrebbero migliorare l’accesso alle cure per categorie svantaggiate.”

Leggi articolo integrale: qui.