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martedì 15 luglio 2025

...spiegare il dolore - ora anche in italiano!!

 

ACQUISTA QUESTO LIBRO AL PREZZO SPECIALE DI

CHF 20.-  invece di EUR 33.00 

Offerta valida per i primi 6 che invieranno email

 

"Questo libro si propone:

In primo luogo, aiutare i vari professionisti della salute a spiegare il dolore; per questo abbiamo voluto creare un tramite tra il mondo delle neuroscienze di base, i clinici e i loro pazienti.

In secondo luogo, permettere a chi è in una condizione di dolore di comprendere meglio la propria situazione per non esserne così spaventati. Sappiamo bene che percepire il dolore come una minaccia contribuisce direttamente all’esperienza del dolore stesso, e informare le persone di ciò che sta realmente accadendo nel loro corpo può contribuire a ridurre il senso di minaccia.

In terzo luogo, aiutare chi è in una condizione di dolore e chi ha a che fare con loro a prendere le decisioni migliori per gestire la propria situazione.

 • Infine, delineare i moderni modelli di gestione e fornire gli elementi di trattamento essenziali per superare il dolore e tornare a una vita normale.

 (…) Riteniamo che un punto di forza di questo libro sia che chiunque soffra di dolore persistente, o abbia una persona cara, un collega o un amico che soffrono di dolore persistente, possa trarre direttamente beneficio dall’uso del libro. Il beneficio sarà maggiore se guidati da un clinico specificamente formato, quando necessario.

Infine, auspichiamo che gli operatori sanitari trovino questo libro, e la visione del dolore e del trattamento del dolore che in esso viene presentata, utile ai loro tentativi di integrazione della moderna scienza del dolore nella terapia. Dal momento che la letteratura su questo argomento è molto vasta, abbiamo selezionato quella più rappresentativa. Abbiamo fatto ogni sforzo per rendere la bibliografia del libro il più possibile aggiornata e pertinente.

Lorimer e David, Adelaide"

 

Potete richiedere 1 copia del libro: “Spiegare il dolore” al prezzo speciale di chf 20.-/cad.

(le spese postali te le regaliamo noi) inviando una email a filodisperanza@hotmail.com

indicando nome cognome e indirizzo completo per la spedizione.

Solo una copia per persona. Per il pagamento vi allegheremo la polizza QR.

Riferimento del pagamento: Spiegare il dolore

 

 

domenica 7 aprile 2024

...ritrovare l'aria

Ho il grande piacere di presentarvi in esclusiva il libro "Ritrovare l'aria" del nostro amico Nicola Corti, che narra la sua vicenda di soccorritore in prima linea durante il periodo covid, e il suo successivo ricovero per covid. Un libro aperto a molti spunti.

Ricordo inoltre che lo scorso anno, ci siamo riuniti per usa serata pubblica intitolata "I dimenticati del Covid", (clicca sul link per rivedere la conferenza) dove a bocce ferme abbiamo ragionato su quel periodo nero: dal punto di vista di chi l'ha vissuto in prima persona come soccorritore e poi, come paziente, da chi l'ha vissuto come psicologa di sostegno a tutti gli operatori sanitari nell'ospedale covid di Locarno, e da chi come Loredana, da psichiatra si è confrontata con la gestione di pazienti affetti da diverse psicosi e la difficoltà di seguirli in remoto.

Nei prossimi giorni il libro sarà disponibile in tutte le librerie del Ticino e non solo.

La presentazione del libro verrà fatta a metà maggio presso la Clinica di Moncucco, con la partecipazione del Dr. Garzoni (infettivologo) e del Dr. Pesimena (Medico d’Urgenza). Non appena sapremo la data, ve lo comunicheremo subito.

Buona lettura.



mercoledì 6 luglio 2022

...consigli di lettura

Questo libro me lo ha consigliato un padre; un padre medico che non conosceva le implicazioni del dolore cronico. Un padre che si è scontrato con il dolore immenso di un figlio che ha visto la propria vita devastata. Una lettura che lo ha aiutato a capire.

Io so cos’è il dolore cronico, perché l’ho vissuto dalla deflagrazione iniziale, 5 anni fa, fino a quella che è una remissione lenta tuttora in corso. Un libro che mi ha insegnato ad ascoltare ancora di più il mio corpo. Perché è proprio così: IL NOSTRO CORPO CI PARLA.

Non so se è una lettura da ombrellone, ma spero di aver stuzzicato la vostra curiosità.

È il mio consiglio di lettura.

Presidente di Filo di Speranza 


“Il nostro corpo ci parla e, se non lo ascoltiamo, stiamo male. Un libro per indagare cos’è il dolore, come lo percepiamo e cosa significa. E, soprattutto, cosa possiamo fare per sentirci meglio, senza ricorrere a un consumo eccessivo di analgesici.

Il dolore sembra una cosa semplice: ci facciamo male e lo proviamo. Compiamo un movimento brusco e lo proviamo. Siamo vittime di un infortunio, o coinvolti in un incidente, e ne proviamo moltissimo. Ma a volte le cose si complicano: a volte il dolore dura per molto più tempo di quello necessario al corpo per guarire. A volte, non importa quanti esami facciamo, non è possibile rintracciarne la causa. A volte ci viene detto che “è solo nella nostra testa”. E così il dolore viene sminuito, soppresso tramite antidolorifici, dimenticato. E pensare che, soltanto in Italia, un quinto della popolazione soffre di dolori acuti o cronici. Al netto dei tempi straordinari in cui stiamo vivendo, il dolore persistente sembra aver assunto le proporzioni di un’epidemia: una, dice Nick Potter, «a cui non sappiamo ancora dare risposte». Il dolore, in realtà, è molto più complesso di così. Come ci spiega l’autore, non si tratta di un nemico, ma del modo con cui il nostro corpo ci parla: solo comprendendolo potremo prenderci cura del nostro benessere e, finalmente, guarire. In questo agile e accurato manuale, Nick Potter analizza per noi la natura delle percezioni dolorose e ce ne spiega nei dettagli funzionamento e cause, con particolare attenzione a quella primaria: lo stress. Ma fa anche di più: ricordandoci il profondissimo legame fra mente e corpo, e promuovendo un approccio olistico alla medicina, mette a punto un innovativo metodo che passa attraverso la conoscenza del paziente a ogni livello e l’invito a buone, semplici ma fondamentali pratiche. Come, per esempio, quella di imparare a respirare: un esercizio da cui anche numerosi professionisti della voce, non da ultimo Elton John, hanno tratto enormi benefici. Perché dal dolore, propriamente, non si “guarisce”, ma è possibile stare meglio e imparare un’importante lezione, basata su una consapevolezza nuova: quella di una vita in ascolto del proprio corpo.”

Leggi un breve estratto del libro: qui.

 

sabato 2 luglio 2022

...un mal di testa nel bacino

 ACQUISTA QUESTO LIBRO

AL PREZZO DI CHF 33.00 invece di chf 43.00

Offerta valida fino a esaurimento delle copie a disposizione

Un “must” per tutti coloro che sono affetti da dolore pelvico cronico, e per tutti i medici e gli operatori che vogliono conoscere di più questa patologia che si presenta in diverse forme. Quali sono i sintomi, quali sono le terapie, cosa può fare il paziente, e molto altro ancora. Acquista ora. Approfitta della nostra offerta!


Invia una richiesta per email a: filodisperanza@hotmail.com
Solo una copia per persona. Importo da versare in anticipo a:
Filo di Speranza c/o Centro Luvini Via Giacomo Luvini 7, 6900 Lugano
BST - Banca dello Stato, Bellinzona - IBAN: CH67 0076 4185 0317 9200 1
– con riferimento: libro Wise    


“Questo libro è diventato una Bibbia per i pazienti che soffrono di disfunzioni del pavimento pelvico”
-Robert Moldwin, medico-

“Offre un’opzione terapeutica che può dare sollievo a molti”.
-Barth Gershbein, urologo-

“Un metodo innovativo che aiuta i pazienti… a capire e a ridurre il dolore e i sintomi”
-Marlene Cresci Cohen, Phd-

“Una luce nel buio della sofferenza da dolore pelvico cronico”

-Robert Blum, neurochirurgo-

“Questo è un libro che va letto e riletto”
-Marylin Freedman, terapista del pavimento pelvico

sabato 18 giugno 2022

...ci vuole un approccio medico radicato alla gentilezza

(immagine dal web)

"La medicina moderna delude le persone con dolore cronico

Il rigido sistema sanitario negli Stati Uniti spesso lascia i pazienti con dolore in condizioni peggiori. È tempo per i medici di ricentrare il rispetto e la compassione.

Questa storia è adattata dal libro “The Song of Our Scars: The Untold Story of Pain”, di Haider Warraich.

Non ho mai saputo cosa facesse per me la mia schiena finché non me la sono rotta. Si scopre poi che ha fatto tutto. Mi ha aiutato a stare in piedi, sedermi e sdraiarmi. Mi ha aiutato a camminare e correre. Ma ora un disco si stava gonfiando nel mio midollo spinale, mandando brividi fino al coccige e fino alle dita dei piedi. Tutto il mio corpo era diventato teso, un elastico teso fino al suo limite di massimo.

Avevo 20 anni e la mia vita sociale si è improvvisamente ridotta alla mia stanza del dormitorio, appena più grande di un bagno. Sedersi in macchina era diventato un’agonia. Una scala era come un muro invalicabile. Faceva così male camminare fino al bagno comune che spesso facevo pipì nel lavandino della stanza. Nel peggiore dei casi, non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, anche se già il solo restare lì sdraiata era doloroso. Le mie catene fisiche mi hanno anche bloccata fuori dalla mia vita sociale. Se gli amici non fossero stati così gentili da venire nella mia stanza e avere pietà della mia patetica esistenza, non sarei mai riuscita a vederli. Ho perso rapidamente gli amici.

Per quanto piccola fosse la mia stanza, non potevo occuparmene poiché la mia schiena comandava tutta la mia attenzione, tutto il tempo. Non solo mi ha intrappolata in uno spazio fisico claustrofobico, ma mi ha anche imprigionata in un momento con cui non volevo avere niente a che fare: l'adesso. Il dolore prolungava ogni secondo del mio vissuto, rendendo ardua ogni micro-decisione, facendo sentire ogni giorno come un'eternità. Per quanto volessi una via di fuga dalla mia agonia, sono rimasta bloccata sul posto mentre il dolore ha indebolito ogni gioia che avessi mai potuto provare.

Come la prigione, il dolore cronico può portare via la comunità di una persona. Molti pazienti tentano di correggere questa perdita di supporto sociale cercando aiuto medico. "A volte le persone si rivolgono al sistema sanitario in cerca di questo, ma è probabile che rimarranno deluse", ha affermato Drew Leder, antropologo e malato di dolore cronico. “Le compagnie assicurative non rimborsano il supporto emotivo. Tutto ciò può lasciare qualcuno molto inascoltato”.

Trovare una diagnosi per il dolore cronico è l'unico modo per abbreviare la pena. Mentre una diagnosi può aiutare con il trattamento, alla persona in difficoltà può fornire qualcosa di ancora più ambito: il significato. Eppure, per la natura stessa del dolore cronico, significa che, lungi dall'essere un alleato, per molte persone il sistema sanitario diventa tanto un antagonista tanto quanto il loro dolore.

Potremmo anche essere entrati nell'era dei big data, ma per comprendere l'esperienza di coloro che vivono nel dolore, il gold standard rimane una buona ricerca qualitativa vecchio stile. Per sondare ciò che sappiamo su ciò che il dolore cronico ha causato alle persone, il National Institute for Health Research (NIHR) nel Regno Unito ha finanziato una meta-etnografia, un'analisi collettiva di ciò che attraversano i pazienti con dolore muscoloscheletrico. I ricercatori hanno esaminato più di 300 studi, selezionandone 77 per sintetizzare il rapporto. Con oltre 200 pagine, il rapporto è una dissezione essenziale di questo disturbo e delle persone che affligge.

I ricercatori hanno identificato cinque temi che definiscono le lotte dei pazienti con dolore cronico. Le prime due – le lotte per affermarsi e per ricostruirsi nel tempo – erano una funzione diretta di questa malattia dirompente. Le persone con dolore cronico stanno lottando con un corpo diventato un nemico e che minaccia di far evaporare la loro identità. La malattia frattura il loro senso del tempo, lasciandoli paralizzati nel momento, incapaci di pianificare il futuro o di essere spontanei.

Lungi dal fornire sollievo, il sistema medico può lasciare molti con dolore cronico peggio di prima.

La cosa più devastante è che le successive tre lotte identificate dai ricercatori - costruire un significato della sofferenza, negoziare con il sistema sanitario e dimostrare la legittimità - sono tutti effetti collaterali tossici della medicina moderna, dei medici che ha formato e dei sistemi sanitari che ha forgiato. Lungi dal fornire sollievo, il sistema medico può lasciare molti con dolore cronico peggio di prima.

Non c'è forza che ci spinga verso l'introspezione tanto quanto il dolore. La persona che soffre, come so per esperienza, è iper vigile, concentrandosi su ogni torsione che il suo corpo prende e su ogni superficie che il suo corpo tocca. Tale iper-consapevolezza può essere incredibilmente faticosa e spesso può non funzionare correttamente, facendo rimuginare su ogni dolore, ogni fitta.

La lotta per trovare una spiegazione alla sofferenza è un artefatto diretto della pratica medica, in cui il significato deriva da una diagnosi. Una diagnosi apre tutti i tipi di porte ai pazienti, e si riflette con lo scarabocchio di un medico su un blocco o alcune parole frettolosamente digitate sul computer che possono avere un impatto sull'intera vita di qualcuno. Dà loro la speranza di una liberazione permanente piuttosto che un sollievo effimero. Li fa sentire come se avessero una malattia fisica piuttosto che una condizione mentale, che ciò che hanno è "reale" piuttosto che nella loro testa. Quando stanno davanti a una macchina per le radiografie o sono allungati nel vuoto a forma di ciambella di una macchina per risonanza magnetica, quasi tutti i pazienti con dolore cronico sperano che qualcosa si illumini, che qualcosa di rotto venga trovato. L'ultima cosa che vogliono sentirsi dire è che tutto sembra a posto.

Il modo in cui trattiamo il dolore, come consideriamo la sofferenza umana, è cambiato notevolmente dalla fine del 19° secolo. La scienza moderna ha cambiato la vita umana così rapidamente da dare alle persone uno "shock futuro". Si potrebbe pensare che il cambiamento sismico non si riverbererebbe in nessun luogo più potente che nel corpo dell'uomo o della donna in agonia. Tuttavia, quando si tratta di come una persona sofferente viene trattata dal moderno sistema sanitario, invece di progredire, c'è stata una regressione, riflessa più direttamente nel quarto tema che i ricercatori del NIHR hanno evidenziato: come le persone con dolore cronico lottano per scendere a patti con il sistema sanitario.

Quando la gamba destra di Lara Birk ha ceduto nel bel mezzo di una partita di calcio, inizialmente pensava che si fosse scheggiato l’osso del polpaccio; aveva corso molto quell'estate, allenandosi per giocare per la squadra universitaria da junior. Ma il dolore sembrava sproporzionato. Nessuno al campo capiva cosa stesse succedendo e alla fine è stata mandata al pronto soccorso.

“Il medico continuava a dirmi di smetterla di fare la piagnucolona. Continuava a fare domande a mio padre e non mi guardava nemmeno negli occhi", mi disse. "Un altro medico ha detto a mia madre che era tutto nella mia testa e che doveva portarmi da uno psichiatra".

Birk ha lottato per un altro giorno e mezzo in ospedale prima che qualcuno finalmente capisse cosa stava succedendo: aveva la sindrome compartimentale da sforzo acuto, una condizione rara in cui la pressione si accumula nella parte muscolare del braccio o della gamba. Non appena hanno misurato la pressione nella sua gamba, è stata portata per un intervento chirurgico d'urgenza. Se la diagnosi fosse stata ritardata anche di qualche ora in più, le dissero i suoi chirurghi, le avrebbero dovuto mozzare una gamba.

Mentre una diagnosi le ha salvato l'arto, Birk è diventata qualcosa che non auguro a nessuno dei miei pazienti: il caso clinicamente interessante. I medici entravano e uscivano costantemente dalla sua stanza per guardarle la gamba. "Mi hanno zittita, in modo che potessero parlare tra loro mentre indicavano il tendine esposto, palpavano la massa muscolare rimanente e infilavano i loro bisturi tascabili nella carne necrotica", ha scritto in un'auto-etnografia.

"Mi è stato spesso detto che ero isterica, che stavo peggiorando le cose prestandoci attenzione".

Lara Birk

Questo è stato solo l'inizio del viaggio di Birk con il dolore. Adesso è sulla quarantina. Dopo l'operazione iniziale, è stata in ospedale per sei settimane e al momento delle dimissioni era ancora su una sedia a rotelle; avrebbe camminato con le stampelle per i successivi quattro anni. La ferita sulla sua gamba era lunga 10 pollici e larga quattro. Poi anche la sua gamba sinistra ha sviluppato la sindrome compartimentale. Ha subito un totale di 15 interventi chirurgici e, anche se la "causa organica" originaria del suo dolore si è apparentemente risolta, ha continuato ad avere difficoltà.

Quando le ho parlato, era evidente che le parole pronunciate dai suoi chirurghi la ferivano ancora di più delle incisioni che le avevano fatto. “Da giovane, non venivo presa sul serio”, ha detto. "Mi è stato spesso detto che ero isterica, che stavo peggiorando le cose prestandoci attenzione".

Birk è stata implacabile: "Dicevo ai medici di non toccare quest'area, ma loro mi hanno ignorata e mi hanno ferito".

Tuttavia, poiché il dolore di Birk continuava a ripresentarsi, non aveva altra scelta che tornare dagli stessi medici che già l’avevano abusata. "Le persone a cui stavo tornando, ero invisibile per loro", mi ha detto. “È stata come una illuminazione: ho cominciato a dubitare dei miei pensieri. Forse hanno ragione e me lo sto inventando. L'ho interiorizzato e sto ancora lavorando per cancellare questa cosa".

Se i medici non l'hanno appreso alla scuola di medicina o non possono farlo sparire, quel qualcosa probabilmente non è reale ma inventato.

Per quanto straziante sia, il racconto di Birk non è un caso eccezionale. È così che la medicina moderna tratta tutto ciò che non comprende. Se i medici non l'hanno appreso alla scuola di medicina o non possono farlo sparire, quel qualcosa probabilmente non è reale ma inventato.

Birk ha imparato a navigare fra i meandri delle strutture egemoniche che governavano la sua vita. Per il sistema medico non basta che tu sia malato; devi recitare la parte. "Nel tempo ho imparato quali dettagli dare, quando e per quanto tempo parlare quando entro in una stanza e incontro un medico per la prima volta", ha detto Birk.

Birk è una persona orgogliosa che non ha mai voluto essere resa disabile dal suo dolore, eppure ha scoperto che a meno che non recitasse come ci si aspettava, le persone non l'avrebbero presa sul serio. Non voleva camminare con un bastone, ma sapeva che sarebbe stata guardata male se avesse parcheggiato in un posto per disabili senza quell’ausilio. Questa funzione sociale fondamentale del dolore cronico la mette in difficoltà: prestazioni insufficienti e non vieni preso sul serio; sovraperformare e diventi sospetto.

Alla fine, Birk ha preso il controllo della vita; controllo che i medici detestano dare via. Il medico americano medio impiega 12 secondi per interrompere un paziente mentre inizia raccontare la propria storia. Tutto ciò che segue è alle condizioni del dottore, nella sintassi da lui scelta. E Birk, in quanto persona bianca, altamente istruita, di classe medio-alta, ha abbastanza perspicacia per sapere che le cose sarebbero potute andare peggio, scrivendo che il suo "stato sociale avanzato" avrebbe potuto renderla cieca "ai molti modi in cui razza e classe aggravano e complicano gli effetti della disabilità”.

I pazienti con dolore cronico, non allineati con un approccio medico algoritmico che premia i disturbi che può visualizzare, caratterizzare e polverizzare, sono diventati come dei paria. Esistono in un purgatorio tra malattia fisica e psicologica. Questo è il motivo principale per cui sperimentano la quinta e ultima grande lotta identificata dalla ricerca NIHR: la lotta per la legittimità. Il desiderio di legittimità può consumare tutto. Può annientare la realtà di una persona e, dato il tempo, consumare l'intero mondo circostante.

Invertire questi torti non avrà bisogno di niente di meno che di una riorganizzazione fondamentale del modo in cui i medici definiscono quali sintomi contano e quali no. Richiederà alla medicina di superare la dicotomia mente-corpo introdotta per la prima volta da Descartes e riconoscere che ciò che conta non è se un sintomo si allinea con un brufolo su una TAC o se trasforma un valore di laboratorio in rosso. Ciò che conta di più è ciò che una persona sente, e quello dovrebbe essere sempre il punto di partenza che guida la loro ricerca di una diagnosi. Una diagnosi può aprire la porta a determinati trattamenti specifici, ma non dovrebbe mai essere una alternativa al trattare le persone con rispetto e compassione. Un approccio medico radicato nella gentilezza potrebbe non solo rendere meno arduo il viaggio del paziente con dolore cronico. Potrebbe benissimo essere la chiave per creare un sistema sanitario e una società giusti ed equi."

Tratto da The Song of Our Scars: The Untold Story of Pain di Haider Warraich. Copyright © 2022. Disponibile da Basic Books, un marchio di Hachette Book Group, Inc.

Traduzione di Filo di Speranza

Leggi articolo originale: qui.