lunedì 7 marzo 2022

…riflessioni - no. 3

Le cure palliative sono l’insieme dei trattamenti rivolti ai malati inguaribili al fine di migliorare la loro qualità della vita, riducendo il livello di sofferenza e dolore.

In quest’ambito si inserisce anche la terapia del dolore, che è l’insieme di terapie farmacologiche finalizzate alla soppressione ed al controllo del dolore.

In alcuni casi a riceverle può essere lo stesso paziente, ma la terapia del dolore non va intesa come un passaggio che spetta soltanto a un malato terminale.

Il dolore inoltre è anche ansia, disturbi dell’umore, depressione, sentimento di solitudine, di incompletezza e d’incapacità nel controllare la situazione.

Le conseguenze emotive prodotte dal dolore possono portare alla nascita di sentimenti quali:

- la paura che il dolore possa divenire incontrollabile

- la paura di morire

- la paura di perdere l’autocontrollo mentale o fisico

- la paura di perdere il proprio ruolo sociale

- la paura di perdere la propria autonomia

- ecc.

Le paure, gli stati d’animo, i sentimenti e il carattere stesso di una persona hanno la capacità di influenzare in modo più o meno marcato la percezione del dolore.

Se è vero che non possiamo evitare il dolore e che il dolore è una parte dell’esperienza della vita, la sofferenza nasce dalla resistenza a quel dolore. La sofferenza non è ciò che provoca il dolore, ma la reazione al dolore provato.

Una cosa che le cure palliative e la terapia del dolore hanno però in comune è il miglioramento della qualità di vita. Perché la vita è importante, e bisogna permettere a tutte le persone di riprenderne possesso. Per questo entrambe le terapie per funzionare al meglio hanno bisogno di un approccio a 360 gradi che consideri il corpo, la mente, le emozioni e la spiritualità di ogni individuo.

Tutto ciò per introdurvi a un bellissimo Ted Talk di Ana Claudia Quintana Arantes, medico in cure palliative, in cui parla di come sia importante accogliere l’unicità di ogni persona/paziente. Anche e soprattutto nel frangente in cui la medicina “non può far niente”.

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