martedì 12 aprile 2022

...dolore & pregiudizio

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I pregiudizi causano una sottostima del dolore delle donne

10 Marzo 2021 Lucia Limiti       

Esiste un generale pregiudizio verso la sottostima del dolore nelle pazienti di sesso femminile, che è correlato agli stereotipi di genere, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Pain.

“Prendersi cura degli altri, e in generale alcuni tipi di relazioni interpersonali, richiedono la capacità di poter percepire accuratamente il dolore provato dalle persone da segnali non verbali, ma questa percezione può essere soggetta a pregiudizi sistematici basati su sesso, razza e altri fattori contestuali. Tali pregiudizi potrebbero contribuire a sottostimare e trattare in maniera insufficiente il dolore” spiega Lanlan Zhang, della Guangzhou Sport University, che ha diretto il gruppo di studio.

I ricercatori hanno voluto valutare l’impatto del sesso del paziente sulle stime del dolore e sulle raccomandazioni di trattamento.

In un primo esperimento 50 partecipanti hanno visualizzato video della faccia di pazienti di sesso femminile e maschile con dolore cronico alla spalla, e hanno stimato l’intensità del dolore dei pazienti. La modellazione lineare multilivello ha rivelato che chi ha guardato i video ha sottovalutato il dolore delle pazienti di sesso femminile rispetto a quello dei pazienti di sesso maschile.

Nel secondo esperimento, effettuato su un gruppo di 200 partecipanti, i risultati sono stati replicati, e si è visto che gli stereotipi di genere legati al dolore di chi guarda, in particolare la convinzione che le donne desiderino esprimere il dolore in maniera maggiore rispetto agli uomini, hanno predetto pregiudizi nella stima del dolore. Inoltre, chi guardava ha ritenuto che le pazienti di sesso femminile avessero una probabilità relativamente maggiore di trarre beneficio dalla psicoterapia, mentre i pazienti di sesso maschile avrebbero tratto maggiori benefici dalla medicina del dolore.

“I pregiudizi di genere nella stima del dolore possono essere un ostacolo a un’efficace cura e approcci sperimentali per caratterizzare problemi di questo tipo potrebbero aiutare a sviluppare interventi in grado di ridurre tali pregiudizi” concludono gli autori.

J Pain. 2021 Mar 5;S1526-5900(21)00035-3. doi: 10.1016/j.jpain.2021.03.001”

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domenica 10 aprile 2022

...pet therapy

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“Dolore cronico: utili animali domestici per gli anziani

26 Agosto 2019 Leonardo Scalia

Le persone che hanno animali domestici potrebbero essere in grado di sfruttare questa compagnia per praticare tecniche per la gestione del dolore cronico senza medicinali.

Secondo quanto emerso da alcune interviste condotte su focus groups, i soggetti con dolore cronico sopra i 70 anni affermano che i loro animali apportano gioia e risate, aiutano a rilassarsi, li tengono attivi e promuovono altre buone abitudini che possono essere sfruttare per gestire il dolore.

Come affermato da Mary Janevic dell’università del Michigan, che ha raccolto questi dati, anche a causa della crisi degli oppioidi sussiste un interesse crescente nel modo in cui le persone usano strategie cognitive e comportamentali per gestire patologie dolorose croniche affidandosi di meno ai farmaci.

Questo apparato di autogestione si basa su tecniche di rilassamento, attività fisica, interazione con gli animali ed approcci basati sulla risoluzione di problemi per minimizzare l’interferenza del dolore.

Ciò è di particolare importanza negli anziani, che spesso vanno incontro ad una maggiore quantità di effetti collaterali dannosi dai farmaci rispetto alle loro controparti più giovani.

Le emozioni positive evocate dagli animali domestici sono antidolorifici naturali, ed influenzano le reazioni chimiche cerebrali esattamente nello stesso modo dei farmaci.

Secondo i ricercatori, gli anziani non dovrebbero procurarsi un animale domestico per risolvere i propri problemi di dolore cronico se non ne hanno già uno, dato che gli animali domestici non fanno per chiunque.

A differenza degli animali terapeutici, i comuni animali domestici presentano temperamenti e comportamenti molto diversificati e pertanto, un dato animale potrebbe non essere utile alla risoluzione di un particolare problema di salute, come il dolore cronico.

La ricerca sta investigando anche altri modi in cui il contatto regolare con un animale domestico in ambito comunitario possa beneficiare la funzionalità cognitiva, come ad esempio nel campo di memoria, rapidità motoria e senso di solitudine.

La frequenza con la quale ci si accompagna ad un animale domestico tende a declinare con l’età, il che evidenzia l’importanza di supportare gli anziani per far loro tenere i propri animali in modo che continuino a ricevere i molteplici benefici per la salute ed il benessere che essi hanno da offrire.

E’ stato infatti dimostrato che gli animali domestici sono di beneficio per le persone dall’infanzia  all’età anziana in molti contesti diversi. (J Applied Gerontol online 2019, pubblicato il 22/7 https://doi.org/10.1177%2F0733464819856270)”

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venerdì 8 aprile 2022

...elettroencefalogramma per oggettivare il dolore

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"Elettroencefalogramma: può essere utile per riscontro oggettivo del dolore

28 Marzo 2022 Redazione

Secondo uno studio pubblicato su Pain and Therapy, sebbene non siano stati ancora identificati all’elettroencefalogramma (EEG) biomarcatori robusti della percezione del dolore, questo esame ha il potenziale per essere molto utile, e si dovrebbero tentare ricerche future per valutarlo al meglio.

“L’universalità e la complessità del dolore, che è un problema altamente prevalente, fanno capire quanto sia necessario trovare uno strumento non invasivo in grado di misurare oggettivamente questa sensazione. Tradizionalmente l’elettroencefalogramma è stato utilizzata principalmente nell’epilessia; tuttavia, negli ultimi anni è diventato un importante strumento clinico non invasivo che ha contribuito ad aumentare la nostra comprensione delle complessità della rete cerebrale e ci ha aiutato a identificare le aree di disfunzione” spiega Panagiotis Zis, della University of Cyprus, Nicosia, primo nome dello studio.

I ricercatori hanno voluto comprendere meglio il ruolo delle registrazioni EEG come potenziali biomarcatori della percezione del dolore. Per questo hanno identificato su PubMed 20 studi che hanno incluso in questa revisione sistematica.

Ebbene, gli esperti hanno visto che i cambiamenti dell’attivazione corticale hanno un potenziale per essere utilizzati per un riscontro oggettivo del dolore, sebbene i cambiamenti descritti non siano sempre coerenti. Il risultato più consistente è stato l’aumento dell’attività di potenza delle onde delta e gamma. Solo un numero limitato di studi ha esaminato le reti cerebrali che codificano la percezione del dolore.

“Saranno cruciali nel tentativo di trovare un ruolo per l’EEG nella classificazione del dolore la progettazione di solidi protocolli di ricerca, il controllo del potenziale rischio di pregiudizi e lo studio delle reti cerebrali piuttosto che l’interesse a cambiamenti corticali isolati” concludono gli autori."

Pain Ther. 2022 Mar 23. doi: 10.1007/s40122-022-00372-2. Online ahead of print.                                                                

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mercoledì 6 aprile 2022

...è meno peggio di quel che si è pensato finora

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"Solo 1 paziente su 7 con dolore cronico usa oppioidi

07 febbraio 2022 / Di Pat Anson, editore PNN

Hai provato la fisioterapia? E lo yoga o il Tai Chi? Il massaggio ti ha aiutato a sentirti meglio?

A quasi tutti coloro che soffrono di dolore cronico è stato chiesto da familiari, amici, medici e talvolta anche da perfetti sconosciuti. Le domande sono abbastanza innocenti e di solito ben intenzionate, ma spesso implicano che chi soffre di dolore non ha guardato oltre gli oppioidi per alleviare il dolore.

Un nuovo studio mostra che la maggior parte delle persone con dolore cronico fa ampio uso di non oppioidi e altri trattamenti del dolore "alternativi" - e che è relativamente raro che un paziente usi solo oppioidi per alleviare il dolore.

I risultati, pubblicati su JAMA Network Open, si basano sulle risposte al National Health Survey 2019 di quasi 32.000 adulti statunitensi con dolore cronico. Il sondaggio del 2019 è stato il primo a chiedere alle persone il loro uso di 11 tecniche di gestione del dolore durante i tre mesi precedenti.

Si scopre che la maggior parte delle persone con dolore cronico (54,7%) utilizzava solo una gestione del dolore non oppioide. E quasi un terzo (30,2%) non ha utilizzato alcuna terapia del dolore. Il resto ha utilizzato oppioidi da soli (4,4%) o una combinazione di oppioidi con uno o più trattamenti alternativi (10,7%).

Ciò significa che solo circa 1 adulto su 7 con dolore cronico fa uso di oppioidi, un numero sorprendente se si considera la costante insistenza degli attivisti anti-oppioidi e dei funzionari della sanità pubblica su come gli oppioidi siano "sovra prescritti" negli Stati Uniti.

"Questo studio ha scoperto che gli adulti con dolore cronico negli Stati Uniti utilizzano una varietà di tecniche di gestione del dolore, inclusi gli oppioidi", ha scritto l'autore principale Cornelius Groenewald, MB, anestesista pediatrico e professore associato presso la University of Washington School of Medicine. "Le terapie farmacologiche non farmacologiche e non oppioidi sono trattamenti preferiti per il dolore cronico ed è incoraggiante notare che la maggior parte degli adulti con dolore cronico utilizza una combinazione di varie modalità non oppioidi per il trattamento".

Terapie alternative del dolore cronico utilizzate nel 2019

18,8% Terapia fisica

17,6% Massaggio

15,6% Tecniche di meditazione o rilassamento

11,6% Manipolazione spinale o cura chiropratica

 8,5% Yoga o Tai Chi

 5,1% Workshop sull'autogestione del dolore

 3,8% Terapia psicologica o CBT

 1,8% Gruppo di supporto tra pari

Quasi il 40% dei malati di dolore cronico ha riferito di aver utilizzato altre terapie che non erano elencate nel sondaggio. Ciò può includere trattamenti come cannabis, kratom, dispositivi medici, agopuntura o persino impacchi di ghiaccio. Sarebbe utile includere più di queste opzioni nei sondaggi futuri.

Groenewald e i suoi colleghi erano delusi dal fatto che così poche persone usassero tecniche psicologiche come la terapia cognitivo comportamentale (CBT), che era l'unica terapia del dolore alternativa che dicevano fosse "sottoutilizzata".

I ricercatori hanno scoperto che le terapie complementari, psicologiche o psicoterapeutiche avevano maggiori probabilità di essere utilizzate dai giovani adulti, dalle donne e dalle persone con più istruzione. Gli adulti che utilizzavano terapie fisiche, occupazionali o riabilitative avevano maggiori probabilità di essere più anziani, donne, altamente istruiti e avere un'assicurazione medica."

Traduzione di Filo di Speranza

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