lunedì 15 gennaio 2024

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(immagine dal web)

"IRB, scoperte le cellule che diminuiscono il dolore

Una ricerca condotta dall’Istituto di Bellinzona spiega perché l’inserimento di tessuto adiposo sotto le cicatrici reca talvolta sollievo ai pazienti - Tutto dipende da specifiche staminali.

È una domanda che ha arrovellato per quattro anni i ricercatori dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) di Bellinzona. Per migliorare l’elasticità e il colore delle cicatrici, da tempo vi si inserisce sotto del grasso proveniente da fianchi e addome del paziente. Con questo intervento in alcuni casi scompare anche il male provato, in altri persiste. Come mai? Quale componente cellulare presente nel tessuto adiposo influisce sul dolore, diminuendolo?

L’interrogativo ha ora, grazie a uno studio condotto a Bellinzona, una risposta e il merito è di un tipo di cellula staminale, presente in tutti gli esseri umani, ma in concentrazioni differenti. C’è chi ne ha di più e chi di meno, come spiega Tanja Rezzonico-Jost, ricercatrice dell’IRB: “In ogni caso conviene inserite il tessuto adiposo sotto la cicatrice perché ne migliora, il colore e la sensibilità. Ma il male diminuisce e si ha una migliore qualità di vita, arricchendo una parte di questo grasso con queste cellule staminali mesenchimali, che abbiamo rilevato essere correlate alla diminuzione del dolore”.

La riduzione del dolore è stata riscontrata anche a distanza di 4 anni. “L’aspetto che semplifica il tutto è che il tessuto adiposo viene preso dal paziente e direttamente in sala operatoria. Quindi non c’è nessun rischio di rigetto”, dice ancora la ricercatrice dell’IRB.

La scoperta va a beneficio di tutti i pazienti che hanno delle cicatrici dolorose. Ciò significa, sottolinea Tanja Rezzonico-Jost, “donne con cicatrici al seno, dovute a rimozione di tumore oppure persone ustionate gravemente o con cicatrici dovute a interventi chirurgici, per esempio, a seguito di incidenti stradali. Tutte queste cicatrici superficiali e visibili, ma che danno anche dolore cronico”.

La ricerca, a cui hanno partecipato 5 ricercatori dell’IRB - oltre ai chirurghi dell’Humanitas di Milano - si è svolta su un campione di 32 pazienti."

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