martedì 14 dicembre 2021

…Yoga e dolore cronico: alcuni studi

(immagine dal web)

“Uno studio molto recente, pubblicato a gennaio 2021 nel British Journal of Occupational Therapy ha esplorato l’efficacia dello yoga nel migliorare gli outcome occupazionali nei pazienti affetti da dolore cronico. I ricercatori hanno seguito i pazienti nel corso di due anni di pratica di yoga svolta in una clinica specializzata nel dolore, e hanno riscontrato degli effetti positivi in tutti gli outcomes occupazionali, con i pazienti che riferivano di poter svolgere più attività giornaliere, con meno dolore e una migliore qualità della vita (Rose et al., 2021).

Dalla ricerca appare anche che lo yoga abbia un effetto fisico, andando a influenzare l’anatomia del sistema nervoso. Infatti, uno studio pubblicato nella rivista scientifica Cerebral Cortex ha esplorato le basi neuroanatomiche degli effetti benefici dello yoga sul dolore. I ricercatori hanno riscontrato che la quantità di materia grigia nel lobo dell’insula è correlata a una maggiore tolleranza del dolore, e a sua volta la quantità di materia grigia nel lobo dell’insula è correlata a una maggiore esperienza di yoga. I ricercatori hanno concluso che i loro studi indicano una relazione di tipo causale fra la pratica di yoga e le dimensioni dell’insula cerebrale. Inoltre, i praticanti di yoga nello studio hanno presentato l’utilizzo di strategie cognitive che attivano il sistema nervoso parasimpatico e la consapevolezza interocettiva per tollerare meglio il dolore (Villemure et al., 2014).

Uno studio più recente, pubblicato nel 2020 in Journal of Pain and Symptom Management ha riportato gli effetti benefici dello yoga e della meditazione per le donne affette da cancro al seno. I ricercatori hanno riscontrato una relazione significativa fra il tempo speso nella pratica di yoga e il dolore giornaliero. Quando le pazienti avevano passato più tempo a praticare yoga per due giorni consecutivi, era più probabile che avrebbero percepito meno dolore il giorno dopo. Nello studio viene concluso che lo yoga, e in particolare la meditazione, sono associati a miglioramenti acuti nel dolore da cancro (Carson et al., 2020).

È stato riscontrato un beneficio per il dolore cronico anche nell’applicazione di tecniche di rilassamento e di meditazione mindfulness. Il rilassamento, come lo yoga e le pratiche respiratorie, “spegne” la risposta di stress e indirizza il sistema nervoso verso uno stato in cui il corpo può auto-guarire e ripararsi. Una pratica di rilassamento regolare insegna al sistema nervoso e al corpo come rimanere in un contesto di sicurezza piuttosto che in uno stato di emergenza cronica. Uno studio pubblicato nel 2020 nel Journal of Nursing Scholarship ha esplorato gli effetti della meditazione mindfulness e delle tecniche di rilassamento sul dolore neuropatico periferale. La conclusione è stata che il rilassamento e la meditazione mindfulness hanno entrambi avuto un effetto positivo nell’alleviare il dolore nei pazienti. Nello specifico, il rilassamento ha avuto anche un effetto benefico sul senso di affaticamento (Izgu et al., 2020).

Si possono trovare infine anche revisioni sistematiche della ricerca degli ultimi anni, una delle quali è stata pubblicata nel 2019 e riporta gli effetti dello yoga sulle cefalee croniche. Nei pazienti affetti da mal di testa tensivi, i ricercatori hanno riscontrato evidenza a favore dello yoga nel migliorare la frequenza e durata del mal di testa, e nel diminuire l’intensità del dolore (Anheyer et al., 2019).

Conclusioni

Dagli sviluppi recenti nella ricerca sul dolore si evidenzia quindi l’importanza di un approccio multidisciplinare che possa integrarsi con il modello bio-psico-sociale. La ricerca recente ha riportato risultati molto promettenti nel campo dello yoga, delle tecniche di rilassamento e della meditazione come terapie complementari nel trattamento del dolore in pazienti anche con patologie complesse. Integrare un percorso di cura con delle pratiche di yoga e meditazione può quindi essere un’opzione valida da prendere in considerazione insieme ai propri terapisti.”

Leggi tutto l'articolo: qui.

domenica 12 dicembre 2021

…il ruolo dell’accettazione e del pensiero catastrofico nel dolore cronico

(immagine dal web)

Pubblicato il: 15 Marzo 2019Autore: Dott.ssa Virginia Valentino

“Il dolore cronico è definito come un dolore che persiste continuamente o episodicamente per più di 3 mesi e che resiste ai trattamenti medici ((NINDS, 2016). Una condizione molto diffusa è quella della lombalgia, cioè il dolore che interessa la parte inferiore della schiena. Questo tipo dolore può avere cause meccaniche o organiche a seconda se incorre in seguito ad incidenti, sollevamenti pesanti, o cambiamenti nella struttura della colonna vertebrale legata all’invecchiamento oppure in seguito a malattie, come ad esempio tumori spinali o, in generale, ossei.

Percepire il dolore in modo continuativo disturba sia fisicamente che psicologicamente e può avere ricadute notevoli anche sul versante sociale ed economico. Infatti non emergono solo difficoltà fisiche, come ad esempio camminare, svolgere attività domestiche o semplicemente stare seduti, in piedi, salire le scale perché il dolore cronico influisce anche sull’interazione sociale, limitando l’attività ed il contatto sociale e rendendo insufficiente la qualità di vita dei pazienti. In questo caso, il costrutto “qualità di vita” è legato a due elementi: la cronicità e l’incontrollabilità del dolore che comprendono il desiderio del sollievo, la rabbia e la frustrazione, il senso di vulnerabilità, paura e preoccupazione, così come l’incertezza del futuro (Bentsen, et al., 2008).

Dal punto di vista psicologico, due aspetti svolgono un ruolo importante nella gestione del dolore cronico: l’accettazione e la catastrofizzazione (Doran, 2014).

L’accettazione è un atteggiamento mentale che aiuta a spostare l’attenzione da qualcosa che non può essere controllato come, appunto, il dolore e le emozioni negative che ne seguono, a qualcosa di più controllabile (McCracken e Eccleston, 2005). McCracken e Eccleston (2003) hanno concluso che, piuttosto che sforzarsi a controllare esperienze incontrollabili come il dolore, le persone che hanno risposto con accettazione hanno riferito dolore meno intenso, meno depressione e ansia e conseguenze meno negative in termini di impedimenti meccanici nella vita quotidiana. Infatti l’accettazione radicale comprende l’impegno ed il perseguire in attività di vita indipendentemente dal dolore stesso e dalla capacità di sperimentare il dolore senza cercare attivamente di evitarlo o ridurlo.

Questo trova corrispondenza nell’evidenza che coloro che cercano di controllare il dolore che, in alcune circostanze è incontrollabile, improvviso, non applicando, quindi, l’accettazione, hanno un impatto negativo in termini di qualità di vita e tendono ad utilizzare uno stile di pensiero basato sulla catastrofizzazione, interpretando in modo eccessivamente negativo l’esperienza di dolore e, pensando di non avere possibilità di controllarlo, ruminando su di esso senza riuscire a regolare il flusso di pensieri e le conseguenze emotive negative (Sturgeon e Zautra, 2013).

La catastrofizzazione correla, infatti, con una esperienza di dolore più intensa, con una soglia del dolore più bassa e con risposte più povere o inefficaci di gestione del dolore stesso.
La catastrofizzazione comprende la ruminazione, che impedisce di sopprimere o distogliere l’attenzione dai pensieri legati al dolore e focalizzarli su altro, la tendenza ad esagerare la spiacevolezza del dolore e l’aspettativa di risultati negativi ed il senso di impotenza, che riflette l’incapacità di poter fare qualcosa di efficace per gestire il momento (Quartana et al., 2009).

Lo studio di Elander del 2009 dimostra che per migliorare la qualità della vita non serve soltanto lavorare sull’accettazione consapevole ma è utile anche ridurre i pensieri catastrofici: l’accettazione ha un impatto positivo sulla qualità della vita, mentre la catastrofizzazione ha un impatto negativo. Quindi, per migliorare la qualità della vita, il livello del catastrofismo dovrebbe essere abbassato e quello dell’accettazione dovrebbe innalzato (Semeru e Halim, 2019). Questo risultato è in linea con gli studi precedenti che hanno dichiarato che una maggiore accettazione è associata a una migliore emotività e ad una migliore attitudine fisica e sociale (Viane et al., 2003).

Queste evidenze hanno notevoli ricadute in termini di trattamento del dolore cronico: molto spesso ci si focalizza solo sulla terapia farmacologica mentre si dovrebbe incoraggiare lo sviluppo di un trattamento più completo per il dolore che comprende vari aspetti, tra cui quello psicologico, aiutando i pazienti a sentirsi meno frustrati, meno arrabbiati o impauriti e più competenti nella gestione degli stati di dolore, senza subirlo passivamente, liberandosi da ruminazioni costanti sulla condizione che si vive. I pazienti possono sentirsi meno indifesi se dotati di armi che hanno i nomi di accettazione radicale e consapevolezza, aspetti collegati alla mindfulness che comprende il vivere il momento presente con un atteggiamento di apertura e non giudizio.”

Leggi articolo originale: qui

mercoledì 8 dicembre 2021

...di bollettino e newsletter

(immagine dal web)

Cari amici sostenitori,

fresco di stampa, vi abbiamo appena inviato il nostro bollettino di fine anno no. 4/2021 che contiene ben due interviste esclusive a due grandi personaggi del mondo accademico. All’interno anche un quiz, al cui vincitore, per estrazione a sorte, andrà una nostra bellissima tazza FdS.
Strizzate le meningi e scriveteci la risposta entro fine gennaio.

Ora trovate il bollettino anche sul sito, a destra scorrendo la pagina verso il basso.

Ricordiamo che ai nuovi soci così come a tutti coloro che rinnoveranno la quota anche per il 2022, spediremo il nostro nuovo calendario assieme a una penna FdS. Tutti i dettagli sull’ultima pagina del bollettino. Le coordinate bancarie le trovate anche in fondo al nostro sito web.

Quota sostenitore invariata: CHF 30.-/annui.

 

Chi volesse ricevere la newsletter per restare informato su tutte le nostre attività, e non ci ha ancora comunicato la propria email, non esiti a inviarci un messaggio a filodisperanza@hotmail.com oppure tramite il modulo di contatto presente su questo sito, facendo richiesta di essere inserito nella newsletter.

Avete un ambulatorio medico o uno studio quale terapista e desiderate ricevere qualche copia in più del nostro bollettino? fate richiesta sempre a filodisperanza@hotmail.com. Saremo felici di inviarvele.

Con il nuovo anno vi stupiremo con tante tante iniziative che coinvolgeranno tutti.

Stay tuned!

 

lunedì 6 dicembre 2021

...da tenere d'occhio

(https://www.startup-campus.ch/en/startups/inkvivo-2/)
 
La ricerca nasce dalla curiosità, dalla genialità di menti instancabili che mettono a disposizione le loro capacità per creare qualcosa che andrà a rivoluzionare quello che finora conosciamo. E in questo caso anche ad aiutare molte persone.

Premiati nell’ambito dell’edizione 2021 di Boldbrain Startup Challenge, il programma di accelerazione per idee innovative organizzato da Fondazione Agire con il supporto di USI Startup Centre e il sostegno del Dipartimento delle finanze e dell’economia e di BancaStato, InkVivo si è portato a casa il primo premio.

Ma di cosa si tratta?

InkVivo combina biomateriali naturali e stampa 3D per produrre farmaci innovativi. Questi farmaci vengono somministrati localmente dopo l'intervento chirurgico e assicurano un dosaggio controllato e prolungato nel tempo, massimizzando l'effetto terapeutico degli analgesici e riducendo la possibilità di effetti collaterali.

Attraverso degli idrogel contenenti il farmaco necessario in nanoparticelle (es. antidolorifico), si potrà andare direttamente alla fonte del dolore, evitando che anche altre parti del corpo “subiscano” gli effetti del farmaco assunto. 

Questa tecnologia, potrà un giorno essere applicata anche al dolore cronico? Lo speriamo.
Molte industrie farmaceutiche si sono già dette interessate. A noi non resta che attendere gli sviluppi

Per saperne di più: clicca qui

Rivedi il servizio del Quotidiano del 05.12.21 – cerotto stampato in 3D: clicca qui

(immagine dal web)

venerdì 3 dicembre 2021

...terapia cognitivo comportamentale: come sfidare il dialogo interiore negativo può trasformare il dolore cronico

(immagine dal web)


Cambiare il discorso interiore negativo può avere effetti importanti sul dolore che provi.
Spieghiamo come.

Il mio dolore peggiorerà se vado al negozio.
Il mio dolore non migliorerà mai.
Sono inutile perché non sono stato in grado di fare tutto ciò che volevo oggi.

Questi sono esempi di pensieri negativi che possono essere presenti in coloro che vivono con dolore cronico. Quando si tratta di dolore cronico, è importante iniziare a pensare al dolore in modo neutrale e obiettivo per contribuire a migliorare il funzionamento sociale, emotivo, cognitivo e fisico.

Il dolore cronico è più comunemente definito come dolore che persiste più a lungo del normale decorso di una lesione o malattia acuta, o il dolore che si ripresenta nel tempo. Il dolore cronico può avere un impatto significativo sul proprio impegno in attività quotidiane, relazioni, occupazioni e qualità generale della vita. Vivere con il dolore non è semplice né facile. Può essere un pensiero costante e fastidioso di una compromissione funzionale. Può essere una lotta per dormire, o si possono avere cambiamenti nell'appetito legati al dolore cronico.

La nostra salute mentale è strettamente legata al nostro benessere fisico. Quando è presente dolore fisico, è probabile che siamo più vulnerabili alle nostre emozioni. Potremmo essere più pronti all'ira o aver paura di impegnarci in attività che in precedenza ci piacevano, e questo sempre a causa del dolore. Il ciclo di paura, evitamento e inattività può contribuire alla depressione e all'ansia, così come ad altre condizioni di salute mentale.

Situazione - Pensiero - Emozione - Comportamento

 

Il tuo umore gioca un ruolo importante nell'esperienza del dolore e viceversa. Nel modello della terapia cognitivo comportamentale (CBT), ci sforziamo di cambiare il modo in cui pensiamo per cambiare in definitiva il nostro stato emotivo. La CBT esamina i nostri pensieri o cognizioni, le sensazioni corporee, le emozioni e i comportamenti. I pensieri sono il flusso di coscienza, parole o immagini nelle nostre menti. I comportamenti sono le cose che facciamo. Le sensazioni corporee sono risposte fisiologiche che sperimentiamo. Le emozioni sono il modo in cui ci sentiamo. Catturando, controllando e modificando i nostri pensieri o le nostre cognizioni, è possibile provare un certo sollievo dal dolore cronico.

Quello che segue è un esempio di come i nostri pensieri, emozioni, comportamenti e sensazioni fisiche sono correlati:

    Pensiero: "Questo dolore è troppo da sopportare per me".

    Emozioni: Triste, Ansiosa, Arrabbiata

    Comportamenti: piangere, dormire, urlare al partner

    Sensazioni fisiche: stanchezza, diminuzione dell'energia, diminuzione dell'appetito e più dolore

I pensieri sono così automatici che potremmo non esserne nemmeno consapevoli. Ma è possibile iniziare a valutare e notare i nostri pensieri e fare uno sforzo concertato per cambiare il nostro modo di pensare, il che può ridurre sia le riacutizzazioni del dolore che l'intensità del dolore, mentre abbassiamo il volume del nostro sistema di dolore.

Come si fa?

Sia che tu riceva il supporto di un terapeuta formato in CBT o che esplori metodi per l'auto-aiuto in modo indipendente, è possibile riqualificare il tuo cervello per adottare un approccio più equilibrato e sano al tuo dolore.

·       Passaggio 1: cattura i tuoi pensieri

Chiediti: cosa stavo pensando l'ultima volta che ho provato dolore? Cosa ho osservato nel mio corpo e nel mio ambiente? Qual era la situazione? Quale emozione stavo provando in quel momento e come valuterei la sua intensità su una scala da 0 (nessun dolore) a 10 (dolore estremo)?

·       Passaggio 2: controlla i tuoi pensieri

Chiediti: il pensiero è vero? Alcuni pensieri contengono un nocciolo di verità e altri no. Se è vero, chiediti, è utile continuare a pensare in questo modo? Consulta un elenco di distorsioni cognitive (ampiamente disponibile su Internet) se desideri maggiori informazioni su come eseguire questo passaggio.

Un esempio di distorsione cognitiva è l'eccessiva generalizzazione. Si potrebbe pensare: “Oggi non riesco ad alzarmi dal letto, quindi non posso fare proprio niente”. Esplora i tuoi pensieri e scopri quali sono discorsi interni negativi, non veritieri o inutili per continuare a pensare in quel modo. Se puoi, porta il pensiero "in tribunale" e scopri se ci sono prove a favore o contro il pensiero che lo sostiene.

·       Passaggio 3: cambia i tuoi pensieri

Chiediti: qual è un modo più equilibrato di pensare a questo? Qual è un modo realistico di vedere questa situazione? Cosa direi a un caro amico? Qual è un altro modo di vedere questo? Scegli un pensiero nuovo e più utile da ripetere a te stesso. Alcuni esempi di utili dichiarazioni di coping o pensieri alternativi equilibrati potrebbero essere "anche questo passerà" o "fai solo una cosa alla volta" o "c'è sempre qualcosa che posso fare". Valuta quanto credi al nuovo pensiero su una scala da 0 (nessuna credibilità) a 100 (credo pienamente a questa affermazione).

·       Passaggio 4: valutare i risultati

Chiediti: la mia emozione e/o la sua intensità sono diminuite dopo aver esaminato i miei pensieri e aver intrapreso l'esercizio di cattura, controllo e cambiamento?

Annotarlo in un diario, o in un diario dei pensieri, può essere di supporto per il recupero della salute mentale e per affrontare il dolore. Con il diario puoi tenere traccia del lavoro che hai svolto e riflettere sulle distorsioni cognitive comuni a cui potresti soccombere regolarmente e avere un arsenale di pensieri equilibrati per combattere i pensieri negativi.

Ricorda, ci vogliono alcune settimane prima di poter iniziare a cambiare il nostro modo di pensare. I nostri cervelli sono cablati verso un "pregiudizio negativo" e quindi ci vuole tempo e pratica per iniziare a sgretolare questi schemi di pensiero negativi che potrebbero essere diventati abituali nel corso di molti anni. Sforzati di impegnarti nell'autocompassione e usa la pazienza con te stesso. Sfidare i nostri pensieri può costruire la nostra resilienza e la capacità di far fronte alle avversità. Può rafforzare la connessione mente-corpo in modo positivo e darci un senso di controllo su qualcosa che in effetti abbiamo sempre la capacità di controllare: i nostri pensieri.

Nota: questo articolo è disponibile solo a scopo didattico, non per fornire consulenza medica personale.


Traduzione di Filo di Speranza
Leggi articolo originale: qui.

domenica 28 novembre 2021

...principali tipi di dolore cronico

(immagine dal web)


"Principali tipi di dolore cronico
di Erica Jacques, Aggiornato il 13 marzo 2021

1. Dolore nocicettivo

Il dolore nocicettivo è il dolore rilevato nei tessuti molli del corpo (come i muscoli e la pelle) o negli organi da nervi sensoriali specializzati, noti come nocicettori. I nocicettori rilevano gli stimoli dolorosi, inviando informazioni al midollo spinale e al cervello per l'interpretazione e la risposta.

Il dolore nocicettivo può essere di natura somatica o viscerale.

Esempi di dolore nocicettivo:
• Mal di testa
• Dolore pelvico non causato da danni ai nervi
• Artrite
• Fibromialgia

2. Dolore somatico

Il dolore somatico è un tipo di dolore nocicettivo. Il dolore somatico si riferisce al dolore rilevato dai nervi sensoriali nei muscoli, nella pelle e nei tessuti molli.

Quando provi dolore somatico, i nocicettori inviano messaggi di dolore al midollo spinale e al cervello per l'interpretazione. Questo tipo di dolore è spesso facile da individuare, poiché i nervi sensoriali sono ben distribuiti nei tessuti molli. 


Esempi di dolore somatico includono:
• Mal di testa da tensione
• Dolore pelvico da instabilità articolare
• Artrite
• Frattura dell'osso
• Mal di schiena non causato dai nervi

3. Dolore viscerale

Il dolore viscerale è anche un tipo di dolore nocicettivo. Il dolore viscerale si riferisce al dolore rilevato dai nocicettori negli organi interni del corpo. Come il dolore somatico, il dolore viscerale rilevato dai nervi sensoriali viene inviato al midollo spinale e al cervello per l'interpretazione.

I nervi sensoriali negli organi interni non sono così diffusi come nei muscoli e nella pelle del corpo. Questo può rendere il dolore viscerale opaco e difficile da localizzare. A differenza del dolore somatico, il dolore viscerale può essere sentito più lontano dalla sua effettiva origine.

Alcuni esempi di dolore viscerale includono:
• Endometriosi
• Sindrome dell'intestino irritabile
• Dolore alla vescica (come la cistite)
• Dolore alla prostata

4. Dolore neuropatico

Anche il dolore neuropatico è causato dai nervi, ma è diverso dal dolore nocicettivo in quanto i nervi spesso non funzionano "normalmente".

Il dolore neuropatico è causato da disturbi nervosi e dalla trasmissione spontanea di segnali dolorosi al midollo spinale e al cervello. Il dolore neuropatico è spesso descritto come acuto, lancinante, lancinante, bruciante o elettrico.

Alcune possibili ragioni per il dolore neuropatico includono irritazione dei nervi, danni ai nervi o formazione di un neuroma.

Esempi di dolore neuropatico includono:
• Neuropatia periferica (ad esempio, neuropatia diabetica)
• Dolore post-mastectomia
• sciatica

5. Dolore psicogeno

Il dolore psicogeno è il termine per il dolore causato da un disturbo psicologico, come la depressione o l'ansia. Molti disturbi psicologici hanno complicazioni fisiche, come affaticamento e dolori muscolari. Poiché il dolore psicogeno di solito non ha origine fisica, è più difficile da trattare rispetto al dolore nocicettivo o neuropatico.

Il dolore psicogeno è reale, sebbene possa richiedere un approccio terapeutico diverso rispetto ad altri tipi di dolore fisico. I trattamenti antidolorifici non farmaceutici, combinati con antidepressivi o altri farmaci psicologici, sono spesso più efficaci degli antidolorifici tradizionali.

Questi includono:
• TENS
• Distrazione
• Rilassamento
• Consulenza

6. Dolore idiopatico

Il dolore idiopatico è il dolore che esiste quando non è nota una causa fisica o psicologica. Il dolore idiopatico non può essere ricondotto a una causa nocicettiva, neuropatica o psicogena. Sebbene la causa del dolore possa non essere rilevabile con le attuali conoscenze mediche, è ancora molto reale.

Il dolore idiopatico è più comune nelle persone che hanno un disturbo del dolore preesistente. Questi disturbi includono disturbi dell'ATM e fibromialgia.

Poiché la sua causa non è evidente, il dolore idiopatico è spesso difficile da trattare."


Traduzione di Filo di Speranza

Leggi articolo originale:qui