lunedì 4 aprile 2022

...agopuntura e evidenze scientifiche

(immagine dal web)

“L’agopuntura nel dolore cronico: le evidenze scientifiche a favore

By Dott. Gianfrancesco Cormaci / Marzo 26, 2022

L’agopuntura è stata sempre più utilizzata come terapia integrativa o complementare per il dolore. Tradizionalmente si pensa che l’agopuntura ristabilisca il normale flusso di energia (Qi) nel corpo. Nell’era moderna, è stato provato che l’agopuntura ha molteplici effetti sul sistema nervoso centrale e periferico. La risonanza magnetica funzionale ha permesso di studiare le risposte del cervello all’agopuntura. Il rilascio serotonina, noradrenalina ed altri analgesici endogeni (endorfine ed endocannabinoidi) può avere effetti a valle sui recettori del dolore, sulle citochine infiammatorie e su altri meccanismi fisiologici che possono modificare la percezione del dolore. Tuttavia, i meccanismi molecolari dell’agopuntura non sono completamente noti. L’agopuntura ha dimostrato di essere utile in alcune sindromi dolorose, sebbene le raccomandazioni non siano generalmente forti e la maggior parte delle prove sia di qualità bassa o moderata. Quali evidenze ci sono che l’agopuntura può funzionare in certe sindromi dolorose?

Mal di testa

L’agopuntura è stata studiata in pazienti con cefalea cronica quotidiana idiopatica o tensivo e per la profilassi dell’emicrania. Una revisione Cochrane del 2016 ha confrontato l’agopuntura con le cure abituali e l’agopuntura fittizia per il mal di testa da tensione. Rispetto a coloro che hanno ricevuto l’agopuntura fittizia, i pazienti che si sono sottoposti ad agopuntura vera hanno visto ridurre la frequenza della loro cefalea di almeno il 50%. Un’altra revisione Cochrane ha confrontato l’agopuntura vera con la profilassi farmacologica, nessun trattamento e l’agopuntura fittizia per la prevenzione dell’emicrania episodica. Più pazienti che hanno ricevuto l’agopuntura vera hanno avuto una riduzione di almeno il 50% del mal di testa rispetto all’agopuntura fittizia e alla profilassi farmacologica (57% contro 46%). Una revisione sistematica separata dello stesso anno ha raggiunto conclusioni simili. Dati di paragone farmacologico indicano che l’agopuntura è efficace quanto i farmacii convenzionali di profilassi come l’acido valproico (Depakin) e il topiramato (Topamax).

Mal di schiena

La lombalgia è un motivo comune per cui le persone cercano un trattamento di agopuntura. Negli ultimi due decenni, ci sono stati più di 600 articoli scientifici che descrivono le indagini sull’agopuntura per la lombalgia acuta e cronica. Nel 2005, una revisione Cochrane ha concluso che i dati in quel momento non consentivano di trarre conclusioni definitive sull’efficacia dell’agopuntura per il mal di schiena acuto. Per la lombalgia cronica, l’agopuntura è risultata più efficace per alleviare il dolore e migliorare la funzionalità, rispetto a nessun trattamento o trattamento simulato a breve termine. Una revisione sistematica del 2013 dell’agopuntura per la lombalgia acuta ha dimostrato un piccolo ma statisticamente significativo miglioramento intensità del dolore con agopuntura vera vs. simulata. In un’altra revisione sistematica e meta-analisi di 25 studi sulla lombalgia cronica non specifica nello stesso anno, l’agopuntura vera è stata associata a una riduzione statisticamente e clinicamente significativa del dolore rispetto all’agopuntura fittizia. Le conclusioni attuali indicano che l’agopuntura può essere più efficace nel mal di schiena cronico piuttosto che quello acuto.

Artrosi del ginocchio

I risultati di più revisioni sistematiche e meta-analisi hanno dimostrato miglioramenti clinicamente significativi a breve termine nel dolore da osteoartrosi del ginocchio, inclusa una revisione Cochrane del 2010 dell’agopuntura per l’osteoartrite periferica (12 su 16 studi includevano solo persone con osteoartrosi del ginocchio). Rispetto ai controlli in lista d’attesa, l’agopuntura è stata associata a miglioramenti clinicamente e statisticamente significativi nel dolore da osteoartrosi. Rispetto all’agopuntura fittizia, l’agopuntura vera non era significativamente migliore clinicamente. Ciò può indicare che le risposte al placebo potrebbero essere un importante meccanismo di miglioramento dei sintomi. Oppure che la causa sottostante alla degenerazione della cartilagine del ginocchio non è legata all’età e quindi una regolare artrosi.

Altre condizioni dolorose

Secondo la revisione di articoli recenti, l’agopuntura tradizionale cinese e l’agopuntura del cuoio capelluto sembrano aiutare a migliorare i sintomi della sclerosi multipla (tra cui affaticamento, deficit funzionali neurali, dolore, disturbi dell’andatura e disfunzione della vescica) e ridurre le ricadute. Pertanto, l’agopuntura potrebbe essere utilizzata come terapia integrativa nei pazienti con questa condizione. Una revisione Cochrane ha concluso che l’agopuntura può migliorare il dolore e la rigidità nelle persone con fibromialgia, sulla base di prove di qualità da bassa a moderata. In particolare l’elettro-agopuntura allevia il dolore al collo meglio dell’agopuntura fittizia al completamento del trattamento e al follow-up a breve termine. In altri studi è stato dimostrato che l’agopuntura migliora il dolore post-operatorio e riduce l’uso di analgesici oppioidi, ma sono studi con pochissimi pazienti. Se ci fossero più dati al riguardo, al posto dell’uso di antidolorifici (con tutti i loro effetti collaterali) l’uso dell’elettro-agopuntura potrebbe essere più pratico e con un risvolto economico migliore per il paziente.

A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.”

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sabato 2 aprile 2022

...due parole ai familiari

(immagine dal web)

“Come aiutare chi soffre di dolore cronico

Il dolore cronico è uno dei prodotti del mondo moderno. Prima era raro, ma ora la sua incidenza sta aumentando. C’è chi ne soffre a causa di una malattia, magari cronica anch’essa. Altri, invece, provano un dolore meno intenso e persistente e la scienza non ha ancora trovato la causa e la cura. La cosa peggiore, ad ogni modo, è che la vita può diventare un vero inferno in cui il dolore non se ne va e non si riesce a farci l’abitudine.

Fino a qualche decennio fa, le malattie gravi causavano un deterioramento relativamente rapido. Le persone morivano senza possibilità di cura. Oggi, invece, la scienza ha trovato diversi modi per prolungare la vita di una persona malata. Alcune malattie sono ricomparse oppure hanno peggiorato i loro sintomi, ad esempio quelle che coinvolgono le cellule nervose. Il risultato è che molte persone possono convivere diversi anni con la malattia e un alto grado di sofferenza.

Il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è facoltativa.

Buddha

 

Il dolore fisico è una delle manifestazioni più frequenti di quasi tutte le malattie. In alcuni casi si tratta di una condizione invalidante. Non si riesce a non farci caso, ad ignorare il dolore. Si vive per sentire quel dolore o per alleviarlo con farmaci talmente forti da compromettere molti canali che si utilizzano per comunicare con il proprio corpo e con il mondo esterno. Dà la sensazione di essere presente, senza esserlo davvero.

È una situazione tragica. Non solo per chi soffre di dolore cronico, ma anche per le persone che sono loro accanto. Il dolore influenza significativamente lo stato d’animo e con il tempo genera cambiamenti nella personalità. Chi si ritrova in questa condizione a volte diventa intrattabile. E chi gli è accanto spesso non sa come procedere per migliorare la situazione della persona cara. Per questo motivo, oggi vogliamo darvi qualche consiglio.

Essere consapevole dei propri limiti nei confronti del dolore altrui

Se si ha accanto una persona affetta da dolore cronico, di solito si sviluppa un sentimento di colpa. Non ce ne rendiamo conto, ma accade con frequenza. Vediamo una persona soffrire e possiamo solo offrirle cure palliative che non sempre funzionano. Percepiamo il peso del dolore, ma non possiamo fare molto.

Tutto questo genera una grande ansia. Si provano forti sentimenti di impotenza. Solitamente nasce l’idea “ci sarà qualcosa che posso e devo fare”. Ci proviamo in un modo, poi in un altro, ma alla fine, nel migliore dei casi, riusciamo solo ad offrire un sollievo temporaneo.

La prima cosa che vogliamo dirvi è di provare a ridurre la sensazione di impotenza, ritirando le vostre forze dai fronti dove le avete impiegate a lungo e senza risultati. È importante che vi informiate su tutto ciò che potete fare e che abbiate ben chiari i limiti di tutto questo. Il vostro compito è quello di fare nel miglior modo possibile tutto ciò che è alla vostra portata. Se andate oltre, qualsiasi forza vogliate impiegare vi si ritorcerà contro come una palla lanciata contro il muro.

A volte l’unica cosa che potete fare è rimanere accanto a questa persona in silenzio. Le farete capire che le siete vicini e che siete disposti ad accogliere la sua sofferenza. Quello che non potete fare è cancellare quel dolore. Forse è sufficiente chiedere come potete rendervi utili e, se è una cosa fattibile, fatela. In molti casi, ad esempio, la persona malata preferirà la vostra compagnia al vostro tentativo di trovare modi di compensare il suo dolore con regali.

Aiutare prima se stessi

Non potete dare agli altri ciò che voi stessi non avete. Si tratta di regalare un po’ di benessere alla persona che soffre, non il contrario, ovvero entrare anche voi nel suo dolore. Quindi, la prima responsabilità che avete è nei vostri confronti ed è quella di stare bene il più possibile con voi stessi.

Questo significa che dovete riconoscere le vostre necessità. Di sicuro potete dare molto a questa persona, ma c’è un’infinità di cose che non potete fare voi né nessun altro. Potete diventare più forti, migliorare la vostra vita per migliorare la vita dell’altro.

In particolare, è importante che impariate a salvaguardare i vostri spazi. È necessario che diciate “no” in determinate circostanze. Il dolore cronico di una persona malata può assorbirvi. Questa persona potrebbe anche scaricare su di voi le sue frustrazioni. Sta affrontando una situazione molto difficile e a volte non farà altro che scaricare la colpa su di voi o chiedervi più di quanto possiate dare. Tutto questo è comprensibile. Tuttavia, non significa che i suoi rimproveri siano fondati o che voi siate come vi descrive nei momenti di rabbia.

Vi aiuterà molto imparare a capire quando è necessario allontanarvi dalla situazione in questione. Con gentilezza ed affetto, farete capire a questa persona che anche lei può aiutarvi, rispettando i vostri spazi e i momenti in cui non siete assieme. La capacità di offrire un sostegno sano a chi soffre dipende dal proprio benessere. Anche se la persona vi rifiuta o cerca di contagiarvi con il suo malumore, la vostra presenza e la vostra disponibilità saranno per lei un grande aiuto. Ricordatevelo!"

Leggi articolo originale: qui.

mercoledì 30 marzo 2022

...consigli di lettura

 

“Nel suo ultimo libro, “Il sesso è (quasi) tutto”, (Feltrinelli), la dottoressa Viola sostiene che la medicina è stata per secoli una medicina dei maschi bianchi per i maschi bianchi, con la conseguenza che tale squilibrio ha ridotto la nostra capacità di curare. Sostiene che la medicina del futuro non può che essere personalizzata; che c’è bisogno di una medicina di genere.

“Sì, bisogna che questa cosa venga detta. Ancora oggi quando parlo anche con intellettuali di medicina di genere, mi chiedono cosa sia. E’ necessario cominciare a parlarne e anche usare dei modi di parlarne più incisivi.”

Le donne vengono ancora curate con protocolli creati per gli uomini

Uomini e donne hanno un sistema immunitario e uno stato ormonale diversi. Assorbono, reagiscono ed eliminano i farmaci in modo diverso ma le donne vengono ancora curate con protocolli e farmaci creati per gli uomini.

“Per moltissimo tempo la ricerca scientifica è stata dedicata esclusivamente agli uomini, questo per una serie di ragioni. All’inizio perché quando si faceva anatomia gli esperimenti si facevano fra studenti che erano quasi tutti uomini. In un secondo momento si è deciso di eliminare le donne nella sperimentazione clinica dei farmaci per proteggere eventuali maternità future. Naturalmente poi, grazie alle grandi proteste del mondo femminile questa decisone è stata cambiata e oggi le donne entrano nella sperimentazione clinica però questo significa che ancora gran parte dei farmaci che utilizziamo sono stati sperimentati solo su soggetti di sesso maschile. Quando poi passano sulle donne che hanno un corpo diverso, una distribuzione di massa grassa rispetto alla massa magra, un sistema di detossificazione dei farmaci diversa, una soglia del dolore diversa, ecco che stiamo curando di fatto le donne in maniera approssimativa.”

Quando le malattie sono diverse fra donne e uomini

“L’esempio proprio classico è quello dell’infarto. Noi nei libri di testo leggiamo ancora che i sintomi sono dolore al petto, al braccio, un senso di oppressione e una sudorazione fredda. Nelle donne spesso invece l’infarto non si manifesta in questo modo ma con dei sintomi molto più subdoli e difficili da identificare, può presentarsi affanno, stanchezza prolungata nel tempo e anche nausea, spesso infatti si può confondere l’infarto con un problema gastrointestinale. Se noi non insegniamo ai nostri medici che un problema come l’infarto del miocardio si può manifestare in maniera diversa fra donne e uomini, rischiamo di non diagnosticare in tempo questa patologia nelle donne e quindi di non salvarle. Infatti oggi le donne muoiono di più di malattie cardiocircolatorie rispetto agli uomini.”

La visione binaria dei due sessi non corrisponde alla realtà

La visione binaria che separa il mondo sulla base dei due sessi è semplice e naturale, quanto l’idea che sia il sole a girare intorno a noi. Maschio e femmina sono distinti secondo forma e sostanza, potenza e atto, attitudine e ruoli. Eppure questa visione non corrisponde alla realtà, se non guardiamo più a fondo, se ci fermiamo alla superficie, continueremo a ingannarci.

“Prima di tutto nel libro racconto perché esiste il sesso, questa è una cosa che dovremmo tutti chiederci per capire le differenze fra maschio e femmina e quindi com’è nato e qual è il suo significato dal punto di vista evolutivo. E poi affronto altri aspetti. Ad esempio, non è vero che nel mondo animale la distinzione sia sempre così netta, così binaria. Esistono sia negli animali che negli esseri umani delle situazioni non completamente classificabili e che sono naturali. Negli esseri umani parlo di intersessualità, le persone intersex sono quei bambini che alla nascita, per alcune variazioni a livello degli ormoni e dei geni, non possono essere catalogate perfettamente nel sesso maschile o femminile, perché hanno dei genitali ambigui. Questo vuol dire che l’approccio che finora c’è stato nei confronti di queste persone è stato quello di una medicalizzazione eccessiva: si decide qual è l’operazione più facile da fare, si assegna un sesso d’ufficio e il bambino viene cresciuto in questa maniera. A volte questa cosa non funziona, il bambino diventando adolescente non si riconosce nel sesso che gli hanno imposto. Questa è una violenza che viene fatta su di loro e che va fermata.”

L'orientamento sessuale non è una scelta

Non si sceglie di essere bisessuali, transessuali, omosessuali, eterosessuali. Ogni orientamento sessuale è dunque secondo natura ed è inaccettabile la violenza che viene rivolta contro determinate persone sulla base di quello che sono.

“La scienza in questo può aiutare, può essere un modo per analizzare in maniera logica l’orientamento sessuale e quali sono i fattori che lo determinano. E siccome molti studi sono stati fatti, ancora una volta però nell’orientamento sessuale maschile, ed è evidente che sono fattori biologici che lo determinano. Non è una scelta, ogni orientamento sessuale è secondo natura” (…)”

Leggi e ascolta l’intervista integrale di Daria Bignardi alla Prof.ssa Antonella Viola: qui.

lunedì 28 marzo 2022

…28 marzo - giornata mondiale dell’endometriosi

(immagine dal web)

L’endometriosi può essere definita come una infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, causata dalla presenza anomala, in questi organi, di cellule endometriali che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero. Nell’endometriosi, quindi, il tessuto endometriale va a posizionarsi in sedi diverse da quella fisiologica. È una patologia molto frequente nella popolazione generale e si calcola che possa interessare il 10-20% delle donne in età fertile. Colpisce infatti prevalentemente donne tra i 25 e i 35 anni ed è praticamente assente nell’età prepuberale e post-menopausale. Benché nel in Italia siano affette da endometriosi tre milioni di donne circa, la diagnosi è nel 30-40% dei casi accidentale e avviene durante controlli ginecologici di routine o controlli specialistici eseguiti per altre patologie.

L’endometriosi è infatti una patologia spesso asintomatica.

È quindi proprio il dolore il primo campanello di allarme dell’endometriosi. Le donne che iniziano ad accusare una intensa sintomatologia dolorosa nei giorni del ciclo (sintomi che, a volte, non si risolvono neppure con antidolorifici e/o antispastici) o che osservino di avere dolore durante i rapporti sessuali, devono prontamente fare riferimento allo specialista.

I sintomi dell’endometriosi possono essere generici, rendendo difficile diagnosticare la malattia, e creando ritardi nella cura più adatta. Fra questi, i più comuni sono:

  • dismenorrea: dolore pelvico durante il ciclo mestruale,
  • dispareunia: dolore durante i rapporti sessuali,
  • dolore pelvico cronico,
  • mestruazioni abbondanti,
  • perdite di sangue fra un flusso e l’altro,
  • costipazione,
  • diarrea,
  • difficoltà a rimanere incinta.

I residui cellulari e il sangue possono provocare dolore o aderenze nella cavità addominale.

L’endometriosi è spesso dolorosa (60% dei casi) fino ad essere invalidante

Accertare la presenza di endometriosi ovarica potrebbe non essere subito immediato, perché questi sintomi assomigliano a quelli della sindrome dell’intestino irritabile o di altre malattie.

Il ritardo nella diagnosi può anche essere la conseguenza di una endometriosi asintomatica, cioè che non presenta sintomi associati, e che viene scoperta solo in seguito ad accertamenti per altre problematiche in corso.

Oggi si tende a credere che i dolori del ciclo mestruale siano normali, in realtà non lo sono: i dolori che compaiono a ridosso o durante il ciclo sono la spia di un problema che interessa l’organismo. Il ciclo mestruale, infatti, è una fase della vita di una donna, non una malattia. Se soffrite di uno o più sintomi è bene non sottovalutarli e non ricorrere a farmaci antidolorifici da banco, che non risolvono; parlatene piuttosto con il vostro medico senza timore. Se trascurata, infatti, l’endometriosi ha conseguenze anche gravi, non ultima l’infertilità femminile.

sabato 26 marzo 2022

...vivere con il dolore cronico

(disegno di Ciara - dal web)

 "Un'immagine del dolore: com'è davvero la vita con il dolore cronico

Quasi tutti hanno sperimentato qualche tipo di dolore acuto o temporaneo nelle loro vite. Il dolore acuto è una risposta protettiva alla lesione tissutale che in genere si risolve con il processo di guarigione e dura meno di tre mesi. Tuttavia, per una persona su cinque in tutto il mondo, il dolore persiste per più di tre mesi ed è considerato cronico.

Alcune persone possono soffrire di malattie o disturbi che causano il loro dolore cronico, mentre altri possono avere un infortunio o un incidente che causa dolore a lungo termine o permanente. Indipendentemente dalla sua origine, il dolore cronico può sconvolgere quasi tutti gli aspetti della vita di chi ne soffre: oltre al dolore fisico, può ostacolare la loro capacità di lavorare e partecipare ad attività sociali e di altro tipo come facevano in precedenza, influenzare le loro relazioni e causare sentimenti di isolamento, frustrazione e ansia.,

Sebbene l'impatto del dolore cronico sia innegabile per coloro che convivono con la condizione, la sua natura spesso invisibile può portare a molte idee sbagliate. Per celebrare il mese della consapevolezza del dolore, che viene riconosciuto a settembre di ogni anno, abbiamo parlato con l'illustratrice Ciara Chapman, che convive con il dolore cronico da cinque anni e usa le sue opere d'arte per condividere con gli altri la sua condizione.

Ciara dice: “Le mie illustrazioni per il dolore cronico sono iniziate come arteterapia e l'opera d'arte mi ha salvato. Mi ricorda chi sono e mi ricorda le mie ambizioni in questo mondo. Quando si trattava di descrivere l'esperienza di vivere con il dolore cronico, a volte le parole mi mancavano, o c'erano cose che non mi sentivo a mio agio nel dire. Ora disegno il mio dolore e i miei cari e i famigliari degli altri pazienti capiscono un po' di più quello che stiamo attraversando".

Di seguito, Ciara aiuta a correggere alcuni miti comuni che lei e altri pazienti con dolore cronico devono affrontare.

MITO: Se qualcuno non sembra o non si comporta come se stesse soffrendo, non può essere così male.

Ciara: "Poiché il dolore cronico è un demone invisibile, molte persone mi hanno detto, 'È tutto nella tua testa', oppure, 'Ho sentito che stavi male, ma per me stai bene'. Soffrire costantemente e toccare il fondo, e non essere creduto dai propri cari, è una delle cose più difficili che ho dovuto affrontare. Puoi sembrare la stessa, ma non sei la stessa.

MITO: sono andati al lavoro o a un evento, quindi non possono soffrire così tanto.

Ciara: “Non c'è punto del giorno o della notte in cui non provo dolore. Di conseguenza, devo soppesare ogni piccola decisione della mia vita e chiedermi, ne vale la pena? La tazza di tè che bramo vale la pena di prepararla e di alzarmi per andare in bagno più tardi? Sono abbastanza malato da giustificare l'andare dal dottore, o farei meglio a restare a casa a soffrire? Se decido di andare a prendere un caffè con un amico, mi ci vogliono due giorni per riprendermi. Mi sveglio sentendomi come se qualcuno mi avesse spinto giù per le scale. Sfortunatamente, non sempre il santo vale la candela".

MITO: L'impatto del dolore cronico è solo fisico.

Ciara: “Il dolore cronico non colpisce solo il tuo corpo. Ogni aspetto della tua vita è influenzato quando vivi nel dolore. Quando vivi con un dolore cronico, il tuo benessere mentale è influenzato tanto quanto il tuo benessere fisico e devi prestare a entrambi la stessa attenzione. Mio marito ed io ci preoccupiamo costantemente dei soldi ora, e una spesa imprevista, come l'auto in panne, può metterci in grande difficoltà finanziaria.

Il tuo dolore cambia anche le tue relazioni personali. A mio marito manca davvero una cenetta romantica con me e non abbiamo mai festeggiato il nostro anniversario di matrimonio, poiché il mio dolore si è sviluppato poco dopo il nostro matrimonio. Mi manca vedere i miei nipoti crescere e non contatto nemmeno i miei amici perché non voglio abbatterli. Mi sento davvero male per le persone a me più vicine, perché questo riguarda anche loro”."

Traduzione di Filo di Speranza

Leggi articolo originale: qui.